Il sindaco di Sassuolo Menani prosciolto dall’accusa di abuso d’ufficio per il caso Sgp

Gianfrancesco Menani

Il sindaco di Sassuolo Gianfrancesco Menani è stato prosciolto dall’accusa di abuso d’ufficio per “insussistenza dell’elemento oggettivo del reato” nel processo che lo vedeva indagato per la rimozione – avvenuta alla fine del 2019 – dell’allora amministratore unico di Sgp srl (Sassuolo Gestioni Patrimoniali) Corrado Cavallini, operata dal primo cittadino leghista senza passare dal vaglio del consiglio comunale; Cavallini era stato poi sostituito alla guida della società partecipata da un altro soggetto nominato dallo stesso Menani.

Secondo il giudice del tribunale di Modena la mossa del sindaco sassolese non ha configurato alcun reato ed era pienamente legittima in quanto Sgp risponde alle logiche del diritto privato; è stata accolta, dunque, la richiesta di archiviazione del pubblico ministero Mazzei. Menani era stato denunciato dall’ex sindaco e attuale consigliere comunale del Pd Claudio Pistoni.

“Ero consapevole di non aver commesso nessun reato, ho sempre avuto fiducia nella giustizia e sono una persona che si impegna per la città”, ha commentato Menani dopo la sentenza. Per Davide Romani, referente provinciale della Lega modenese, “il sindaco ha sempre operato nella legalità per il bene di Sassuolo e condanniamo con forza il tentativo di delegittimarlo”.

“Non c’è mai stato alcun dubbio sulla legittimità dell’azione del sindaco Menani. Questo pronunciamento ha fornito la conferma di ciò che già sapevamo, ma che il suo predecessore e l’opposizione hanno tentato in tutti i modi di mettere in dubbio: Menani è uomo delle istituzioni ed è impegnato per esse e per il bene della sua comunità. Ha sempre agito nella consapevolezza delle sue decisioni, che sono sempre prese per il bene della collettività: cosa che peraltro ha sancito anche il giudice segnalando che il primo cittadino era nel suo diritto nel nominare un nuovo amministratore unico per Sgp”.

“Va però stigmatizzato – ha conclso Romani – come si sia ricorsi alla giustizia per gettare ombre su persone dedite al governo del territorio. La denuncia alla giustizia per ottenere il discredito dell’avversario politico, anziché ad esempio rivolgersi a una consulenza per conoscere quali fossero i termini in punta di diritto per le partecipate, sta divenendo una distorta modalità di azione”.