Musica. Roberta Finocchiaro, tra America e Sicilia

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C’è un nuovo progetto discografico, “SAVE LIVES WITH THE RHYTHM” (Tillie Records/Believe) – prodotto da Steve Jordan – e il nuovo singolo estratto “Hope” – da poco in rotazione radiofonica – per Roberta Finocchiaro, cantautrice e chitarrista siciliana che un paio di anni fa avevamo incontrato per l’uscita del suo secondo album di inediti “Something True”.

Roberta, che effetto fa avere la firma di un grande produttore come Steve Jordan sul proprio album?
<<Suonare con lui è stato emozionante; io sono cresciuta con i suoi pezzi ed è grazie a lui che ho conosciuto cosa significhi realmente “groove”: nel “groove” c’è vita, c’è musica; entrambi elementi molto importanti per la mia di musica.
E’ stato un sogno poter stare in studio con lui, ed anche la riprova del fatto che più si è grandi artisti, più si è umili.
Sono arrivata con una “demo” fatta da me nello studio di casa e lui ha lasciato le tracce per come erano, le ha solo migliorate con il suo tocco. Sono cresciuta sia umanamente che musicalmente. La conferma che io sia sulla giusta strada>>.

Qual è il leitmotiv di “SAVE LIVES WITH THE RHYTHM”?
<<Esattamente quanto dice il titolo: salvare le vite con il ritmo; aiutare la gente con la musica, portare vita alla vita. Contiene canzoni che parlano di sogni, di amore e di speranza; la mia come quella di tanti, esperienze che viviamo tutti nella nostra vita.
A volte capita di trovarci in uno stato emotivo in bilico tra luce e buio interiore; restiamo aggrappati alla speranza e non sappiamo quanto tempo durerà questa sensazione, pensiamo continuamente a come fare per non sentire più quel dolore dentro di noi. Restiamo bloccati in un’atmosfera fatta di ricordi e immagini. Il cammino di accettazione della realtà e lento e tortuoso, ma ad un certo punto arriva il cuore a guarire tutte le sue ferite>>.

“SAVE LIVES WITH THE RHYTHM” è un disco dal sapore internazionale in cui – come dicevi – la vita e il “groove” trovano questo nuovo (e giusto) equilibrio. Il che rappresenta anche una sfida per te, perché in questo disco ti concedi per la prima degli assoli musicali, avvicinando di più all’uso della chitarra elettrica…
<<Con la chitarra io ho un rapporto molto particolare. Nei primi dischi usavo pochissimo quella elettrica, avevo quasi paura ad esprimersi; tendevo ad abbracciare sempre l’acustica. In questo disco, invece, anche grazie ai grandi musicisti con cui ho lavorato, che mi hanno stimolato e permesso di fare uscire allo scoperto questa “altra parte di me”, ho scoperto che mi rappresenta forse meglio; che la chitarra elettrica contiene ancora meglio e di più la mia essenza musicale. Con la chitarra riesco ad esprimere cose che in generale fatico a dire con le parole: probabilmente le mie parole sono limitate rispetto alle mie note>>.

Hai registrato al Brooklyn Recording di New York e mixato al Germano Studios di Broadway, ed oltre alla produzione di Steve Jordan, il disco vanta collaborazioni con musicisti di grande calibro – Sean Hurley, Clifford Carter, Dave O’Donnell, Eddie Allen, Patience Higgins, Clifton Anderson, Olen Cesari – nonno Gino Finocchiaro incluso, alla fisarmonica.
Come le hai gestite a livello emozionale, ed oggi cosa senti che ti abbiano lasciato?
<<Beh, mio nonno mi sostiene da sempre. In fondo è a lui cui devo il mio amore per la musica, ed è probabilmente da lui che ho preso il modo di scrivere e comporre e canzoni anche se mio nonno fa musica folk siciliana. E, comunque, in questo disco – che è stato fatto in America e che contiene tanta America – c’è anche molta Sicilia; c’è il suo spirito, il suo inconfondibile sapore. Non la mollo mai, scorre nelle vene>>.

Questa nuova Roberta com’è, rispetto alla precedente? Anche nell’immagine grafica e fotografica scelta, mi sembra che tu faccia trapelare una visione “fully green” (e anche un po’ “peace and love”), in piena armonia con il pianeta…
<<Sì, questo album ha quelle sonorità anni ‘70 che amo. Io amo tutto di quel periodo, dall’immagine alla musica e m’ispiro tanto a quegli anni, perché alla fine quel genere musicale non muore mai. C’è quindi un ritorno al passato, ma allo stesso tempo lo sguardo è comunque proiettato verso il futuro>>.

E il tuo futuro, valigia alla mano, ti porta dove? Dovrai ancora finire di disfare quella di Ponte di Legno…
<<Sì, nonostante il periodo difficile, mi sono capitate cose molto belle e sono felice di questo. Durante il lockdown mi sono aggiudicata la vittoria di un contest lanciato sui social da Alex Britti e quindi ho potuto esibirmi come opening-act al Festival di Piombino 20venti. Poi è arrivato il premio della critica al primo contest dedicato a Bruce Springsteen e quindi il Festival A.R.M.O.N.I.A a Ponte di Legno, dove mi sono esibita con alcune cover di Bruce e alcuni pezzi miei.
Suonare dal vivo è molto importante e credo di poter parlare a nome di tanti; io, però, riesco ad essere me stessa solo sul palco>>.