Reggio, le cooperative di lavoro lanciano l’allarme: “Troppe imprese irregolari e rischio di gare deserte”

Stefano Spaggiari presidente coop lavoro Confcooperative Reggio

Si concluderà venerdì 20 maggio la stagione congressuale delle federazioni in cui è articolato il sistema imprenditoriale di Confcooperative Reggio. Dopo quelle della cultura, dello sport e del turismo, le coop sociali e sanitarie, del consumo e dell’abitare, l’ultima assemblea – in programma nella sala convegni di Largo Gerra – interesserà le 83 cooperative di lavoro (costruzioni, logistica, pulizie, digitalizzazione, trasporti, vigilanza, ristorazione, metalmeccanica, ambiente) che fanno capo alla centrale cooperativa reggiana.

Un sistema, ha spiegato il presidente provinciale Stefano Spaggiari, “che in alcuni comparti, a partire dalla ristorazione collettiva, in termini di fatturato ha pagato un pesante dazio alla pandemia, ma che a conclusione di un quadriennio giunge all’assemblea congressuale con dati comunque in crescita e con una buona tenuta dell’occupazione, che in alcuni settori (logistica e pulizie, in particolare) è apparsa in evidente crescita”.

In assemblea, ha sottolineato Spaggiari, “porremo comunque l’accento (con l’intervento di Gianluigi Contin, partner e amministratore delegato di Valdani Vicari & associati business consulting) sul tema della competitività cooperativa e sugli elementi di attrattività che possiamo mettere in campo per la crescita”.

Alle coop di lavoro di Confcooperative Reggio fanno capo 11.500 soci e socie e oltre 13.000 tra lavoratori e lavoratrici (in gran parte anche soci e socie), che hanno un’incidenza del 75% sul totale degli occupati del sistema reggiano di Confcooperative.

L’obiettivo, ha proseguito Spaggiari, “è proprio quello di promuovere attività e sviluppare servizi ad alta densità occupazionale, rendendo i lavoratori protagonisti dei processi produttivi e della gestione delle imprese, e in questo percorso ci connotiamo tra i settori a più elevata presenza femminile”. Sono emblematiche, a tal proposito, le cifre relative ai soci, con una componente femminile (7.400 unità) attestata a quota 65%; un dato che sale all’82% sul fronte della forza lavoro (10.626 lavoratrici su 13.089).

“È un sistema solido – conferma Spaggiari – che continua però a scontare situazioni che rallentano e talvolta compromettono le possibilità di espansione e, conseguentemente, anche le potenzialità di inserimento al lavoro. Mi riferisco non solo alla farraginosità di norme e alle lentezze burocratiche che gravano, in particolare, sul settore delle costruzioni, ma soprattutto ai meccanismi di gare che quasi mai tengono conto di aspetti qualitativi, di reputazione e affidabilità delle imprese, privilegiando una componente riferita al prezzo che, non di rado, apre le porte a imprese che operano nell’irregolarità o si avvalgono di contratti di comodo, determinando situazioni di insostenibilità che gravano proprio sulle imprese più virtuose”.

Un problema, secondo il presidente del settore lavoro di Confcooperative Reggio, che riguarda non solo il pubblico ma coinvolge anche tanta parte della committenza privata “e che oggi si aggrava in presenza di un esponenziale aumento dei costi delle materie prime, dell’energia e dei carburanti, che non sono certo compensati dalle misure pubbliche di sostegno, ma neppure dalla committenza pubblica e privata, con gare – bandite ancora con prezzi a base d’asta non congrui rispetto agli aumenti – che vanno ogni giorno sempre più deserte, rischiando così di perdere anche importanti disponibilità dei fondi del Pnrr”.

“Negli ultimi anni e anche recentemente, almeno per quel che riguarda le costruzioni, si sono fatti passi in avanti importanti nel nostro territorio, grazie all’impegno delle istituzioni, delle amministrazioni locali e delle associazioni imprenditoriali. Su questa strada servono però urgentemente nuove azioni che devono da una parte stroncare i fenomeni di irregolarità che ancora connotano diversi ambiti di servizio alle imprese, e dall’altra devono vedere più attivamente protagonista il mondo politico, per intervenire su meccanismi di gara che indirettamente determinano l’ingresso di imprese di dubbia reputazione e solidità, deprimono il valore del lavoro, escludono dalla competizione le imprese più strutturate e serie, e non di rado determinano la mancata realizzazione delle opere secondo i criteri e i tempi fissati dalle stesse gare”.