Reggio, la Cgil sulla campagna vaccinale: bene, ma non benissimo

alberini

Sostiene Matteo Alberini, segretario provinciale Spi Cgil Reggio Emilia: “In base ai dati più aggiornati forniti da Ausl, la campagna vaccinale nella nostra provincia sta avanzando secondo i ritmi dettati dalla Regione e dalla struttura commissariale nazionale, ma rischiamo di lasciarci indietro – senza vaccino – segmenti non trascurabili della popolazione.

I nostri concittadini di 80 anni di età ed oltre, circa 40.000 in provincia, sono stati vaccinati al 95%, che sembra un buon dato, ma vuol dire che ce ne sono 2.200 di cui non si sa nulla.

Tra i 70 e gli 80 anni siamo all’89%, tra i 65 ed i 69 anni all’83%, e così via a scendere per le classi di età inferiori, sino ad arrivare al 59% tra i 40 ed i 49 anni.

Se poi guardiamo l’andamento delle vaccinazioni per alcune categorie particolari di persone, abbiamo i soggetti cd. fragili al 76%, gli estremamente vulnerabili all’81%, i disabili all’82%, ed il dato che ci preoccupa di più è l’89% degli operatori di centri residenziali per anziani non autosufficienti.

La normativa vigente impedisce alla Sanità Pubblica di andare a cercare i mancanti, per verificare se abbiano dei concreti impedimenti o se siano semplicemente dei “no-vax” od almeno degli indecisi, ed il calo del contagio che si registra in queste settimane potrebbe far pensare che adesso non è più così importante vaccinarsi. Ma così non si raggiungerà mai una copertura sufficiente ad impedire una futura nuova ondata.

Noi crediamo che tutti quelli che possono si debbano vaccinare il prima possibile, perché se no non usciremo mai da quest’incubo, ed i soggetti più fragili continueranno ad essere esposti al pericolo di conseguenze gravi.

Chiediamo a tutta la comunità di lavorare per convincere gli indecisi e gli “attendisti”, a partire dal ruolo fondamentale che possono giocare i medici di medicina generale, che conoscono i propri assistiti uno per uno, in attesa che la diffusione del “passaporto verde” permetta a chi si è vaccinato di avere delle libertà non consentite ai renitenti, perché un premio è più efficace di una sanzione”.