Reggio. Commercio al dettaglio: il primo trimestre è negativo

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Aumentano le vendite dei prodotti non alimentari, ma il primo trimestre 2022 segna comunque una battuta d’arresto per il commercio al dettaglio, presentando un saldo lievemente negativo: -0,1%.

L’analisi dell’indagine congiunturale sulle imprese del commercio al dettaglio che l’Ufficio Studi della Camera di Commercio elabora trimestralmente evidenzia, infatti, un calo del 5,6% per il dettaglio alimentare rispetto al primo trimestre 2021; in diminuzione anche le vendite in ipermercati, supermercati e grandi magazzini, con un -4,9%. A fronte di questi valori in flessione, il saldo di sostanziale stabilità è da attribuire esclusivamente alla crescita delle vendite al dettaglio di prodotti non alimentari che registrano un +3,3%.

Se, dunque, durante il lockdown i negozi alimentari e la grande distribuzione avevano registrato un trend positivo, dovuto ai maggiori consumi domestici, al lavoro agile e alla chiusura di bar e ristoranti, con la ripresa a pieno regime delle attività, l’effetto positivo si è invece riversato sulle vendite di prodotti non alimentari.

Con riferimento alle previsioni per il futuro, le aspettative dei commercianti per il prossimo trimestre presentano una certa cautela, anche alla luce della fase di stallo nelle trattative diplomatiche e alla difficoltà di intravedere una risoluzione della crisi geopolitica nel breve termine. Resta comunque maggiore l’ottimismo tra le imprese del non alimentare: il 15% del dettaglio non alimentare prevede un aumento degli ordini a fornitori e il 27% prevede un aumento delle vendite.

Le prospettive sui dodici mesi presentano invece un orientamento complessivo segnato da maggiore ottimismo da parte dei commercianti al dettaglio sull’evoluzione della propria attività.

Rispetto al quarto trimestre 2021 aumentano, infatti, gli operatori al dettaglio che ipotizzano una fase di sviluppo per l’anno in corso: per gli alimentari, la quota di chi prevede una crescita dell’attività passa dal 15% al 23%, mentre per i non alimentari lo spostamento è dal 25% al 29%.

In controtendenza, invece, la percentuale di operatori della gdo che prevedono un orientamento allo sviluppo, che si riduce passando dal 67% al 56%.