Reggio, a Palazzo Magnani arriva “L’Arte inquieta”

Palazzo Magnani Reggio Arte Inquieta

Dopo due anni di lavori di ristrutturazione, Palazzo Magnani riapre le porte per ospitare “L’Arte inquieta. L’urgenza della creazione”, un percorso espositivo che esplora lungo la sottile linea rossa della storia il tema dell’identità inquieta che interroga il tempo attuale.

Lo fa attraverso dipinti, sculture, disegni e grafiche di 57 artisti e artiste del Novecento e dell’età contemporanea: Carla Accardi, Alighiero Boetti, Jean Dubuffet, Max Ernst, Alberto Giacometti, Keith Haring, Emilio Isgrò, Paul Klee, Anselm Kiefer, Maria Lai, Antonio Ligabue, Zoran Music, Emil Nolde e Yves Tanguy sono solo alcuni dei nomi presenti in mostra (grazie a decine di musei e molti collezionisti privati), messi in dialogo sulle frontiere dell’immaginario con opere inedite provenienti dall’archivio dell’ex ospedale San Lazzaro – Museo di storia della psichiatria di Reggio, che oggi è una delle maggiori collezioni nel campo in Europa.


La mostra presenta al pubblico una selezione di autori e autrici che hanno guardato alla propria realtà interiore e al mondo: “l’arte inquieta” è figlia di vicende personali e collettive, di quell’urgenza espressiva dell’artista e dell’esplorazione degli infiniti volti ed espressioni dell’identità umana. Nell’allestimento dialogano poetiche fondative della modernità, con opere talvolta provenienti da mondi esclusi ma oggi considerate un prezioso e necessario archivio dell’immaginario.

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“L’Arte inquieta. L’urgenza della creazione” si articola in stanze tematiche, con opere che si accostano per affinità di generi e di linguaggi: un percorso espositivo che indaga la bruciante vitalità dell’artista, la sua inquieta identità nello sguardo sulla storia, su desideri e realtà di questo mondo.

La prima sezione è dedicata al “volto metamorfico”, inteso come ritratto del sé, che non rifiuta di indagare il proprio essere più intimo, oltre la reale fisiognomica, verso colori e somiglianze altre. La seconda parte, invece, affronta il tema “Serialità, ossessioni, monologhi interiori”, dove il segno identitario raddoppia, batte un ritmo, si moltiplica fino a diventare labirintico e tribale.

La terza e ultima sezione, infine, è riservata a “Cartografie, mappe e mondi visionari”: riunisce opere in cui la cartografia artistica del Novecento e dell’età contemporanea rende visibile un repertorio di ideologie, di visioni del mondo, di concezioni spaziali nate da bisogni d’espressione radicati in mitologie private e in riti collettivi.


Ad arricchire la mostra ci sono una serie di attività collaterali – visite guidate, lezioni, conferenze, attività formative e didattiche per scuole di ogni ordine e grado, corsi di aggiornamento per insegnanti, eventi esclusivi e a porte chiuse per aziende, progetti speciali per soggetti con fragilità – realizzate in collaborazione con importanti istituzioni con l’obiettivo di includere tutti i pubblici possibili, “nella convinzione – hanno spiegato gli organizzatori – che l’arte generi benessere e che abbia un ruolo fondamentale nella costruzione e nello sviluppo di una solida identità individuale e sociale”.

La mostra, affidata alla curatela scientifica dello psichiatra e docente all’Accademia di Brera di Milano Giorgio Bedoni, del direttore del Museo Guggin di Vienna Johann Feilacher e dello storico dell’arte Claudio Spadoni, sarà aperta fino al 12 marzo. È promossa dalla Fondazione Palazzo Magnani insieme al Comune di Reggio e all’Ausl reggiana, con il contributo di Regione Emilia-Romagna e Camera di commercio di Reggio e con il sostegno di Bper Banca, Coopservice, Farmacie Comunali Riunite e Natura Sì.

Per Bedoni “è una mostra che ha vari livelli di lettura: poetico, ovviamente estetico-artistico (ci sono grandi opere e grandi pezzi in sé) e però è anche una mostra che è politica; politica nel senso di un quotidiano, di un tutto quotidiano di fronte a problemi e questioni”.


“L’Arte inquieta. L’urgenza della creazione” è il momento culminante di “Identità Inquieta“, un cartellone di iniziative frutto di un grande lavoro corale che oltre alla Fondazione Palazzo Magnani ha coinvolto istituzioni e organizzazioni della vita sociale, educativa e culturale della città (tra cui Reggio Emilia Città senza barriere, Farmacie Comunali Riunite, i Musei Civici, le biblioteche e l’Ausl) con l’intento di offrire un ricco e variegato calendario di eventi e opportunità di partecipazione attiva per riflettere insieme sul tema dell’identità della città a partire dalle domande che con urgenza emergono dai contesti più fragili e inattesi.

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Ultimo ma non meno importante, la mostra sarà carbon neutral: la Fondazione Palazzo Magnani, infatti, si è impegnata (a partire da questa esposizione) a compensare totalmente le tonnellate di anidride carbonica emesse nell’atmosfera per la produzione delle attività culturali organizzate.