Radiovasca. Che noia, si vota

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Così arriviamo al voto, pigri, annoiati da una campagna elettorale perfino fastidiosa nella sua mediocrità.

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Reggio Emilia cambia sindaco, e questo potrebbe bastare nel dare sapore a un confronto politico degno di tanto nome. Ma niente, niente di tutto questo. Solo slogan, evocazioni generiche, proclami binari, programmi che nessuno legge – e chi ci prova smette subito, per manifesta inanità di obiettivi privi di realismo e di quel minimo di complessità che richiede qualsiasi progetto serio, quantomeno nel rapporto tra costi e benefici, tra coperture finanziarie e sostenibilità di bilancio.

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Conoscenza e competenza non vanno di moda nell’era dei social media. Tutto è velocissimo e non c’è spazio per articolare qualcosa di minimamente impegnativo sul piano mentale. Si osserva una regressione a quella fase che la psicologia infantile contrassegna come fase anale. Il “mi piace, non mi piace” si porta con tutto: sinistra/destra, fascista/antifascista, bello/brutto e via dicendo.

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Si diceva che nella Prima Repubblica la politica fosse noiosa e bizantina. Basta cercare in rete e trovi registrazioni d’epoca che ti fanno respirare: per qualità, per cultura, per educazione, per intelligenza. Come abbiamo fatto a diventare tanto cretini?

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Ne farei a meno ma tocca fare pronostici, se non altro per poter essere rimproverato il 10 giugno di avere sbagliato tutto (non amo chi non si espone, è un atteggiamento ipocrita che detesto).

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Dunque. Vincerà con ampio margine Massari, credo al ballottaggio e non al primo turno, ma siamo al filo della polenta. Il campo larghissimo ha messo a bada eventuali diserzioni. Il Pd è in buona salute, il resto verrà perché siamo pur sempre a Reggio Emilia. Prima che la sinistra possa perdere qui devono passare ancora due generazioni, quando noi boomer saremo passati a miglior vita. Il mito della Resistenza e l’apologia della lotta partigiana smetterà di pesare sui nuovi nati a partire dal Duemila. Verrà a contare di più la componente neo-italiana, soprattutto le generazioni di origine araba.

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La lotta vera è sulla futura giunta Massari, che nascerà a luglio. Ne faranno certamente parte Stefania Bondavalli, Lanfranco De Franco e Annalisa Rabitti, i quali verosimilmente guideranno la classifica delle preferenze nel Pd, superando quota mille e probabilmente avvicinando anche quota duemila.

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Sia Bondavalli sia De Franco vorrebbero diventare vicesindaco. Lei ha il vantaggio di essere donna, dichiaratasi tra l’altro “indipendente”, lui quello di essere il più votato nel partito. Entrambi scommettono sul proprio futuro, entrambi puntano alla successione a Massari tra cinque o dieci anni.

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Considerate che entrare in giunta, oggi, è abbastanza interessante anche sul piano retributivo. La politica ha quasi raddoppiato i compensi agli amministratori locali, di conseguenza un assessore si metterà in tasca circa 80mila euro l’anno. Sempre meglio che lavorare.

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La giunta Massari comprenderà dunque Bondavalli, De Franco, Rabitti, più un assessore ciascuno per gli alleati che raggiungeranno il quorum ed eleggeranno almeno un consigliere. Quindi: Claudio Guidetti per Azione, Carlotta Bonvicini per i Verdi, Maura Manghi o Giacomo Benassi per Bonino-Renzi, un o una cinque stelle, un o una esponente della lista civica che sostiene il futuro sindaco. Lista personale che, a dire il vero, non sembra scaldare troppo gli animi.

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Otto assessori più un sindaco corrisponde all’assetto precedente di Vecchi, che pure non fu mai brillantissimo. Massari nicchierà, ripeterà a gran voce che gli assessori li sceglie lui, poi si troverà di fronte ai partiti, i quali restano pur sempre quei veicoli che la Costituzione ha delegato a mettere in pratica la democrazia repubblicana, e inizierà a capire cosa significhi fare politica, ossia apprendere, studiare, documentarsi, mediare, gestire un team che non somiglierà mai a un reparto ospedaliero. Ci vorrà tempo.

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E se si arrivasse al ballottaggio? Accadde anche cinque anni fa e, nel caso, anche questa volta finirà con la sinistra sopra al 60%. Escluderei che il Pd, a un eventuale doppio turno, cercherebbe un accordo con la lista civica di Dario De Lucia. Anche perché i voti non si trasferiscono come le merci. Massari batterà Tarquini senza alcun apparentamento.

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Da seguire saranno soprattutto le prime scelte della nuova compagine amministrativa in termini di distribuzione di incarichi, di nomine e di prebende più o meno interessanti. Massari è un ex ragazzo della Fgci, può essere tentato dal credere che il Pd del 30% sia uguale al Pci del 51%. Ci sarà da lavorare col manuale Cencelli in mano. E in quel momento si potrà finalmente vedere se c’è qualcuno, tra i futuri amministratori, con filo da tessere e buone idee in mente, anziché noiosissime stories sponsorizzate su Instagram e Facebook (che Massari, da vero boomer stagionato vede con diffidenza e un certo trombonismo).



Ci sono 3 commenti

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  1. Gatius

    Previsioni molto concrete, Direttore!
    Il PD non si schioda dagli scranni per almeno altri 25 anni o forse più.
    Il battere e ribattere sul binomio partigiani/resistenza in perpetuo contribuisce a dare i suoi frutti.
    Dal punto di vista economico, anche gli industriali e l’imprenditoria in genere, sguazza comunque nel sistema di potere piddino, si è trovato un “modus vivendi e operandi” nel quasi secolare predominio della sinistra.
    Massari, a mio avviso, vincerà al primo turno.
    Tutto va bene, madama la marchesa…


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