#querelaancheme, Mezzetti con artisti querelati dall’ex sindaco di Brescelllo: “Intimidazione”

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“In questa rappresentazione teatrale si prende spunto, artisticamente, da fatti ben noti e documentati. Se servirà, anch’io pubblicherò il testo e se l’ex sindaco di Brescello Ermes Coffrini vorrà querelarmi lo faccia, e quereli anche tutti gli altri che come me vorranno fare opera di denuncia. Noi non ci fermeremo di fronte a questo tentativo di intimidazione, andremo avanti nella nostra rotta di contrasto e di cancellazione di ogni forma di acquiescenza o anche soltanto leggerezza e superficialità che tendono a nascondere o a rimuovere il problema drammatico delle infiltrazioni criminali e mafiose nel nostro territorio”.

Così l’assessore regionale alla Cultura e alle Politiche per la Legalità, Massimo Mezzetti, reagisce alla notizia delle querele nei confronti degli autori del testo letto dalla Compagnia del Teatro dell’Orsa di Reggio Emilia che ha rappresentato “Saluti da Brescello”, testo che si ispira alla vicenda del vigile urbano Donato Ungaro, licenziato dal Comune per le denunce su quanto aveva visto accadere nella località emiliana, fatti confermati da tutti gli atti dell’inchiesta e del processo Aemilia.

Querele avanzate al Tribunale di Milano da Ermes Coffrini, sindaco per 19 anni di Brescello e padre di Marcello Coffrini, ultimo sindaco prima che l’amministrazione comunale fosse sciolta, prima nella storia dell’Emilia-Romagna, per condizionamento da parte delle organizzazioni criminali, in particolare da parte delle ‘ndrine della ‘ndrangheta.

E Mezzetti prende posizione sulla sua pagina facebook, lanciando l’hashtag #querelaancheme: “Questa è una regione che non può consentire a nessun amministratore pubblico, presente e passato, dopo l’inchiesta Aemilia, il processo e le condanne, di dire io non sapevo, non immaginavo. Invece di querelare, io credo che chiunque sia stato compromesso con questa situazione dovrebbe vergognarsi, tacere e ritirarsi definitivamente dalla scena pubblica”.

Il testo mette in scena, con una rappresentazione anche un po’ onirica, le due statue di don Camillo e Peppone che in piazza a Brescello dialogano tra loro e raccontano le vicende del paese, “anche quelle di cui in qualche modo si sono rese responsabili le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi decenni, e che hanno provocato una situazione in virtù della quale alcune famiglie ‘ndranghetiste, legate alla malavita cutrese si sono insediate nel territorio reggiano e in particolare a Brescello, dove risiedeva il Grande Aracri”, aggiunge Mezzetti.

“Leggo la sentenza di scioglimento dell’amministrazione comunale di Brescello sulla base del lavoro svolto dalla commissione prefettizia, e successivamente la sentenza del Tar del Lazio che nel 2017 che conferma quella sentenza con parole pesanti, quando dice che la cosca operava a Brescello guidata da un esponente malavitoso residente nel comune, legato per vincoli familiari a una ‘ndrina operante al di fuori del contesto emiliano e destinatario di una condanna definitiva per mafia e di misure di prevenzione, evidenziando la capacità di accreditarsi nelle articolazioni economiche e sociali rispetto alle quali si sono riscontrati atteggiamenti di acquiescenza degli amministratori comunali che si sono avvicendati alla guida del Comune”.

“Nonostante ciò, l’ex sindaco- conclude Mezzetti- ha pensato di sporgere delle querele che definirei temerarie per cercare di piegare, soffocare la libertà dell’artista: è un atto inaccettabile”.