Processo sulla strage alla stazione di Bologna, il sindaco Lepore in aula: “Per la città danni incalcolabili”

Matteo Lepore processo 2 agosto 1980

Il neo-sindaco di Bologna Matteo Lepore è stato ascoltato come testimone – in qualità di rappresentante legale del Comune – nell’udienza di venerdì 29 ottobre del nuovo processo sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, che vede come principale imputato l’ex componente di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini.

Quella mattina del 1980, alle 10.25, l’esplosione di una bomba causò 85 vittime e il ferimento di altre 200 persone, in quello che è ancora oggi il più grave atto terroristico avvenuto in Italia nel secondo dopoguerra. Bellini è accusato di essere il quinto esecutore materiale dell’attentato, in concorso con i tre ex militanti dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari) già condannati in via definitiva – Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini – e con Gilberto Cavallini, condannato in primo grado all’ergastolo.

“Per il Comune di Bologna il danno dal punto di vista economico è stato incalcolabile”, ha detto Lepore rispondendo a una domanda del presidente della Corte d’Assise bolognese Francesco Maria Caruso. “Come sindaco sono qui a testimoniare quello che è stato il colpo molto serio e grave che la nostra città e il nostro Paese hanno subìto in termini di vittime umane, di famiglie che hanno subìto lutti. Nel mio ufficio ci sono due medaglie d’oro, una al valore militare e una al valore civile, consegnata dal presidente Pertini alla città”.

I cittadini bolognesi, ha ricordato Lepore, “ne portano ancora i segni, la nostra città, la nostra comunità e il Paese hanno subìto un danno irreparabile, enorme, che da generazioni tramandiamo come memoria. Anche il progetto della città che portiamo avanti è legato al ruolo della memoria della strage”.

Il sindaco, che il 2 agosto del 1980 non era ancora nato, ha citato più volte l’ex primo cittadino di Bologna Renato Zangheri; in seguito, parlando con i giornalisti all’esterno dell’aula, ha ribadito: “Chiediamo verità e giustizia, vogliamo sapere chi furono i mandanti, come fu organizzata la strage e anche perché in questi 41 anni lo Stato non ha fatto chiarezza, perché ci sono figure, anche importanti a livello pubblico, che hanno depistato le indagini. Crediamo sia arrivato il momento di scrivere anche l’ultimo capitolo di quanto è successo, perché questa strage è oggi di grandissima attualità”.