Politica in tv e sui social, c’era una volta il comizio

comizio

Gli odierni confronti politici televisivi, le tavole rotonde, i dibattiti che riempiono oggi molte serate degli italiani, affondano le loro radici nei primi anni del Novecento, quando nei teatri o nelle piazze si affrontavano, dinnanzi a una folla attenta e partecipe, esponenti socialisti e rappresentanti cattolici o addirittura appartenenti al clero.
Era quello un modo efficace di parlare al popolo, che accorreva per ammirare il loro leader sconfiggere con sicurezza e con frasi spesso sferzanti l’avversario. Si trattava di un vero e proprio combattimento, durante il quale si combatteva fino all’ultima parola e solo chi avesse dimostrato di possedere un eloquio più pronto e pungente, sarebbe risultato vincitore, ricevendo l’applauso più fragoroso dei convenuti.

Si trattava, in sostanza, di un vero e proprio spettacolo di forza, di coraggio e di intuizione nell’interpretare i desideri della piazza.

Il comizio-contraddittorio più famoso è stato certamente quello che ha visto affrontarsi a Reggio Emilia, nel 1901, Camillo Prampolini e don Romolo Murri (1870-1944). Pare che ad assistere all’avvenimento presso il politeama Ariosto ci fossero quasi 5.000 persone, provenienti da tutta la provincia. La sua importanza storico-politica risiede nel fatto che per la prima volta si era cercato d’abbandonare lo scontro frontale e la logica della sopraffazione, per approfondire e confrontarsi sui rispettivi programmi. I motivi di tanta attesa erano noti e facevano riferimento alle personalità dei due contendenti. Si scontravano, in effetti, due intellettuali dotati di grande carisma e molti seguiti, specie dalle giovani generazioni.

Don Murri, teologo di valore, amico e collaboratore di don Sturzo, era portatore di una nuova impostazione sociologica, che l’aveva portato a fondare un nuovo movimento cattolico, chiamato “Democrazia Cristiana” e la FUCI (Federazione universitaria cattolica italiana). Il suo era, in effetti, un antisocialismo lontano da quello viscerale predicato dalla maggioranza del clero. Scomunicato nel 1909 per aver partecipato ed essere stato eletto al Parlamento, in occasione delle elezioni. La scomunica sarà revocata solo nel 1943. Murri e Sturzo possono pertanto essere considerati come i fondatori e gli ispiratori della futura DC.

L’on Prampolini era il fondatore e l’anima del socialismo reggiano, fondatore de La Giustizia settimanale, oggetto della recente scomunica del vescovo Manicardi per la pubblicazione della sua famosa “Predica di Natale”.
Murri era giunto a Reggio, proveniente da Firenze, per diffondere con un giro di conferenze le tesi del suo movimento, ed era la prima volta che accettava di misurarsi in pubblico con i socialisti.

Il suo intento era quello di far conoscere che in seno alla Chiesa era nata una controcorrente che perseguiva un programma di profonde riforme sociali. Si trattava di un riformismo democratico e di una concezione evolutiva della società, che nel mondo cattolico, in maggioranza conservatore, assumevano un carattere rivoluzionario ed erano oggetto di molte critiche.

In risposta ad una provocazione del settimanale cattolico reggiano L’Azione Cattolica che aveva sminuito un incidente avvenuto il 28 febbraio durante una conferenza cattolica, quando due presenti avevano chiesto la parola per contraddire l’oratore don Filiberto Mariani, i socialisti annunciavano che l’on Prampolini avrebbe tenuto il 31 marzo una conferenza al politeama Ariosto sul tema “clericali e socialisti”.

In quella occasione sarebbe stato concesso il contraddittorio nelle modalità da convenire. Successivamente però Il contraddittorio, a causa della malattia del conferenziere (Prampolini), veniva spostato al 21 aprile.

Poiché per i socialisti i comizi rappresentavano uno dei più efficaci mezzi di propaganda politica, le regole da seguire nello svolgimento del dibattito avrebbero dovuto essere le seguenti: gli interventi d’apertura e di chiusura, essendo la manifestazione indetta dai socialisti, sarebbero spettati all’oratore socialista, poi avrebbero preso la parola gli avversari, uno o più, per un tempo massimo di tre quarti d’ora e non sarebbero stati presenti stenografi.

Dalla cronaca riportata dai due giornali di parte: La Giustizia del 28 aprile e L’Azione cattolica del 27-28 aprile apprendiamo che Prampolini, davanti ad una platea in larga maggioranza composta da suoi seguaci, aveva espresso questo concetto. “i socialisti non si interessano di religione finché resta faccenda privata, ma la combattono ove e in chi la utilizza a scopi conservatori come i clericali; a conti fatti però possono ritenersi cristiani e religiosi nel più alto senso del termine in quanto come Cristo credono nell’avvento dell’uguaglianza umana e lottano per realizzarla”.

Dopo gli interventi di don Mariani e don Guarco, che non si erano discostati molto dalla classica retorica antisocialista, don Murri cambiava completamente registro per sostenere, come riportato dal giornale socialista: “Murri non nega il lavoro compiuto dai socialisti in favore del proletariato. Anche i democratici cristiani lottano per la giustizia e vogliono l’organizzazione operaia perché i lavoratori possano imporre ai padroni- anche collo sciopero- patti migliori. Ma essi non vogliono però la lotta di classe e vogliono conservata la classe dei padroni e non vogliono il collettivismo che è un principio d’anarchia. Essi vogliono gli uomini tutti fratelli, ma col padre Dio. A loro non basta quel brandello di religione che è l’ideale di giustizia dei socialisti”.

Il cronista de L’Azione cattolica negava quella ricostruzione dell’intervento di Murri, così come veniva riportata dal giornale socialista, perché costruita ad arte per legittimare l’azione socialista. Nel suo intervento di chiusura Prampolini non tralasciava di sottolineare come “il programma democratico-cristiano, sostenuto da don Murri, si risolveva in una requisitoria contro i clericali reggiani, alleati dei conservatori”.

Nei giorni successivi altri articoli e altre lettere comparvero sui giornali per negare o precisare alcune affermazioni attribuite ai relatori.

Anche la venuta di Murri a Reggio non si dimostrò pertanto sufficiente a placare gli animi delle opposte fazioni, anzi per molti anni ancora socialisti e clericali si sarebbero combattuti, nella consapevolezza di dover operare in una società in rapido cambiamento.