Perché ho preso parte al Giorno del Ricordo

matteo_iori

Il presidente del Consiglio comunale Matteo Iori ha partecipato oggi sabato 5 febbraio al Giorno del Ricordo organizzato in piazza della Vittoria a Reggio Emilia, in memoria delle vittime delle Foibe, organizzata dai partiti di destra e centro-destra.

Ecco qui sotto le motivazioni della sua partecipazione.

“Non è possibile equiparare l’antifascismo al fascismo, così come non è possibile equiparare lo sterminio di 6 milioni di persone, la maggior parte delle quali colpevoli solo di essere nate, con quello di centinaia di persone colpevoli di essere ritenute vicino ai fascisti. Sono paragoni che non hanno senso e bisogna stare attenti ai movimenti di revisionismo storico che vogliono far passare i fascisti come vittime, delegittimando in qualche modo la resistenza partigiana, alla quale dobbiamo la libertà, la democrazia, la Costituzione.

Per questo motivo concordo con le preoccupazioni di un possibile revisionismo storico. Ma al tempo stesso ritengo che sia stata opportuna la mia presenza alla “Giornata del Ricordo”. Sia opportuna la presenza di chi rappresenta le istituzioni all’unica cerimonia organizzata in città per ricordare tutte le vittime delle foibe ad opera per partigiani titini.

Per parlare degnamente delle Foibe e del dramma dell’esodo di circa 300.000 italiani da Istria e Dalmazia, sarebbe opportuno conoscere molto bene il contesto in cui tutto è nato, la “più complessa vicenda del confine orientale” ricordata nella commemorazione della “Giornata del Ricordo” e vi invito a leggere “Fascismo foibe e esodo. Le tragedie del Confine orientale” della Fondazione Memoria della Deportazione.

Scoprireste che già nel 1920 le squadre fasciste devastano e incendiano la Narodni dom, la Casa del popolo degli sloveni a Trieste; che la federazione del fascio di Trieste nel 1921 è la più importante d’Italia con i suoi 14.000 iscritti; che prima del 1929 vengono emanati provvedimenti per impedire l’uso pubblico della lingua slovena e croata, della stampa slava, dell’insegnamento, dell’allontanamento di maestri e di preti che non seguivano le direttive fasciste; delle centinaia di vittime civili di etnia slovena e croata deportate nel campo di concentramento di Gonars (Udine), istituito dal governo fascista nel 1941; delle migliaia di antifascisti italiani ebrei e jugoslavi trucidati nella Risiera di San Sabba, unico campo di sterminio, con tanto di forno crematorio, creato dai nazisti sul territorio italiano. Un territorio intriso di persecuzione e violenza contro le popolazioni slave ad opera dell’esercito fascista. Una violenza che ha ingenerato una terribile vendetta contro tutti coloro che in qualche modo erano ritenuti legati al partito fascista e che è costata centinaia di vittime nelle foibe. Ma la vendetta può giustificare un omicidio indiscriminato verso centinaia di civili? A mio avviso no. Vanno ricordati quei fatti, le vittime delle foibe e il vergognoso esodo a cui l’Italia costrinse dal 1947 le popolazioni istriane e dalmate? A mio avviso si.

A Roma ogni anno si tiene una celebrazione, a cui fra l’altro partecipa il Presidente Mattarella, a Reggio l’unica celebrazione organizzata è quella a cui ho partecipato. Vorrei tanto che a ricordare questi momenti fossero le istituzioni, vorrei che potesse farlo il Comune, la Provincia, l’ANPI, vorrei che si potessero tenere dei momenti di approfondimento sul tema per ricordare degnamente le vittime delle foibe e al tempo stesso conoscerne il contesto. Ma è un tema molto scottante, difficile da affrontare ed è molto strumentalizzabile. E probabilmente si preferisce non trattarlo, lasciando che gli unici organizzatori di una manifestazione su questo tema siano gruppi legati al centro destra o vicini alla destra più radicale. Per me partecipare significa essere visto come un ospite estraneo e non gradito da molti dei partecipanti e allo stesso tempo essere visto come una sorta di traditore da molti di quelli che invece non partecipano. Ma io ci sono e continuerò ad esserci, nella speranza che un domani possano essere le istituzioni locali a ricordare questa giornata, ad accoglierla nella memoria collettiva e a trattarla senza timori, perché credo che tutto ciò che fomenta contrapposizioni e assenza di dialogo si rifletta negativamente sull’agire politico e sulla vita democratica del Paese”.