Pandemia Covid, 3 anni fa il secondo lockdown: una Reggio spettrale

Tre anni fa Reggio e l’Emilia-Romagna sperimentavano per la prima volta la fase di nuove restrizioni “a colori” introdotte dal Governo per contrastare la seconda ondata della pandemia. Dopo il confinamento di fine inverno e della primavera e il quasi ritorno alla normalità dell’estate 2020, tornavamo a dover fronteggiare pesanti limitazioni alla nostra vita che, fino alla pandemia Covid 19, sembrava inscalfibile.

Con il passaggio dell’Emilia-Romagna a “zona arancione”, il 13 novembre 2020 venivano infatti reintrodotte restrizioni a partire dal coprifuoco, che vietava la circolazione dalle 22 alle 5 del mattino, salvo i ben noti “comprovati motivi di lavoro, necessità e salute”. Era ordinata la chiusura di bar e di ristoranti, sette giorni su sette; vietate le attività sportive e culturali; la didattica era a distanza (dad) per le scuole superiori; chiusi i centri commerciali nei giorni festivi, obbligo della mascherina e altro ancora.

Sei mesi dopo, il 15 marzo del 2021, sempre per ordinanza del ministro della Salute, l’Emilia-Romagna sarebbe diventata “zona rossa”, che significava ulteriori restrizioni: sospensione delle lezioni e delle attività in presenza anche in asili nido e scuole materne, didattica a distanza per tutte le scuole di ogni ordine e grado; chiusura di barbieri e parrucchieri; bar aperti per asporto solo fino alle 18. Con aprile si sarebbe tornati in zona arancione, ma sempre in massima allerta.


Quel 13 novembre 2020, poco dopo le 22 – accompagnati dal clang clang metallico della bicicletta su cui pedalavamo – avevamo percorso una città nuovamente immersa nel silenzio. Qualche auto aveva sfrecciato infilzandoci gli occhi coi fari per poi scomparire inghiottita dal silenzio uggioso di quella notte di metà novembre. Avevamo incrociato alcune persone ferme nell’oscurità dei portici di via Emilia san Pietro; un ragazzo aveva attraversato furtivamente la via Emilia. E nella città notturna, catturavamo voci che uscivano da finestre illuminate; incontravamo rider e tassisti, fermi ad aspettare una chiamata; ad ogni rumore, amplificato dalla (in)quiete pandemica, sobbalzavamo… Piazza Fontanesi ci accoglieva con alcune cataste di transenne gialle in una regione che stava per colorarsi di arancione…

A. Celentano, “Il mondo in Mi 7”




C'è 1 Commento

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  1. pentito

    Tutto sommato quello non credo sia il ricordo più brutto, il peggio doveva ancora venire con l’introduzione del green pass, provvedimento a mio parere fascistoide al di là delle finalità a cui mirava forse, l’ho scaricato anch’io e me ne sono vergognato.


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