Occupazione femminile, Spadoni (M5s): “Dati Istat agghiaccianti, serve un governo stabile per risolvere i problemi”

occupazione femminile

A fine gennaio l’Istat ha pubblicato i dati sulla situazione occupazionale dell’Italia aggiornati a tutto il 2020, secondo i quali lo scorso dicembre gli occupati sono diminuiti complessivamente di 101.000 unità: di questi 99.000 (il 98%) sono donne.

“Sono dati agghiaccianti che ci dicono che la crisi economica e lavorativa scatenata dal coronavirus sta colpendo duramente le donne”, ha commentato la deputata reggiana del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni. “Mentre una crisi di governo inspiegabile e paradossale per la maggior parte dei cittadini si sta consumando, ci sono ben altri problemi che attanagliano la nostra popolazione e ai quali dobbiamo dare risposte e soluzioni concrete. La pandemia non solo ha provocato un crollo di occupazione, ma ha seriamente aggravato gli squilibri di genere”.

Allargando lo sguardo all’intero 2020, il saldo complessivo è di 444.000 occupati in meno: di questi ben 312.000 sono donne, “perché purtroppo a essere colpiti sono stati settori ad altissima intensità di occupazione femminile, come sanità e assistenza, ma anche turismo e cultura. Possiamo parlare di una vera e propria Shecession, perché a pagare questa crisi pesantissima sono state evidentemente le donne”, ha sottolineato la vicepresidente Spadoni.

“Bisogna assolutamente invertire la rotta, poiché questo crollo potrebbe prolungarsi anche in futuro. Abbiamo bisogno di un governo forte e stabile per risolvere le problematiche che preoccupano la nostra società. È necessario prolungare il blocco dei licenziamenti, accelerare sul Recovery Plan ma soprattutto dare uno slancio alla parità di genere investendo nell’occupazione femminile. Se l’Italia raggiungesse il 60% di occupazione femminile, il Pil aumenterebbe del 7%. È bene quindi sottolineare che le donne rappresentano la metà del paese e fanno bene alla crescita”, ha ricordato la deputata reggiana.

“Ricordo inoltre che a Bruxelles è passato il principio che la questione della valutazione di impatto di genere debba essere trasversale e onnipresente nell’aggiustamento delle politiche a favore delle donne. Senza un piano di investimenti sull’occupazione femminile l’intero Paese rischia di non ripartire. Bisogna fare un salto di qualità attraverso un governo saldo e compatto capace di far ripartire il Paese”.