Nel primo semestre del 2021 in provincia di Reggio dimezzate le ore di cassa integrazione

cassa integrazione mascherina

Nel primo semestre del 2021 si sono drasticamente ridotte le ore di cassa integrazione autorizzate in provincia di Reggio, che hanno fatto segnare una flessione complessiva del 48,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, scendendo a poco meno di 11 milioni contro la quota di 21,3 milioni del periodo gennaio-giugno 2020.

Il dato relativo all’anno scorso, come ha ricordato l’Ufficio studi della Camera di commercio reggiana analizzando i dati dell’Inps, aveva raggiunto livelli record soprattutto per l’arrivo della pandemia di nuovo coronavirus, con le imprese che erano state costrette a ridurre o a sospendere completamente l’attività lavorativa dei propri dipendenti a causa del lockdown introdotto per contrastare la crescita esponenziale dei contagi.

Nonostante la netta diminuzione rispetto al 2020, tuttavia, il numero di ore di cassa integrazione resta ancora a livelli molto elevati se confrontato con il periodo pre-pandemia: nel primo semestre del 2019, infatti, le ore di Cig autorizzate in provincia di Reggio erano state meno di 840mila.

Tornando ai dati più recenti, la flessione registrata in questo 2021 nel territorio reggiano è decisamente più marcata rispetto al dato dell’intera Emilia-Romagna, che ha fatto segnare un calo delle ore di cassa integrazione del 39,3% (da 165,9 a 100,7 milioni), e ancor più netta se confrontata con il dato nazionale, che ha evidenziato una diminuzione del 20,3% (da 1.593,5 a 1.269,6 milioni di ore).


Per quanto riguarda l’utilizzo dei diversi ammortizzatori sociali, quasi tre quarti delle ore autorizzate sono di cassa integrazione ordinaria, che nel primo semestre di quest’anno si è più che dimezzata rispetto allo stesso periodo del 2020, passando da 17 a 7,9 milioni di ore, con una flessione del 53,5%.

Analizzando la distribuzione per settori, la cassa integrazione ordinaria è stata utilizzata per la maggior parte dall’industria manifatturiera, comparto in cui le ore autorizzate sono scese da 16,2 a 7,8 milioni con una diminuzione del 51,9%. Nella metalmeccanica, invece, a fine giugno le ore erano state complessivamente poco più di 3 milioni, con uno scarto superiore al 70% rispetto ai 10,8 milioni del primo semestre dell’anno precedente.

Per il comparto della ceramica il decremento è stato del 41,5%: le ore sono scese da quasi un milione e mezzo nel primo semestre del 2020 alle 862mila del periodo gennaio-giugno 2021. Netta anche la flessione nel settore edile: se tra gennaio e giugno dello scorso anno erano quasi 900mila le ore di cassa integrazione ordinaria, quest’anno sono state autorizzate 166.293 ore, con un calo dell’80%.

In controtendenza, invece, il sistema moda, in cui le ore di Cig sono più che raddoppiate, passando dalle 938mila del primo semestre del 2020 a oltre 2,2 milioni nello stesso periodo di quest’anno; discorso analogo, anche se con valori più contenuti, per l’industria di trasformazione alimentare, dove le ore di cassa integrazione ordinaria sono aumentate in un anno da 352.325 a 596mila.

La cassa integrazione straordinaria, invece, in questo primo semestre del 2021 è scesa a quota 85.788 ore, con un calo dell’80,4% rispetto allo stesso periodo del 2020: la maggior parte delle ore autorizzate è stata utilizzata per ristrutturazione, riorganizzazione e conversione dell’attività o per far fronte a crisi aziendali, mentre per i contratti di solidarietà sono state autorizzate soltanto 492 ore.

Tra gli strumenti di integrazione salariale utilizzati nel periodo della pandemia gli interventi in deroga (destinati ai lavoratori delle imprese escluse dalla cassa integrazione straordinaria) avevano superato nel primo semestre dello scorso anno quota 3,8 milioni di ore; nello stesso periodo del 2021 le ore sono scese del 23,2%, attestandosi a poco più di 2,9 milioni. Questo tipo di ammortizzatore è stato destinato quasi totalmente al settore del commercio e dei pubblici esercizi: i due terzi delle ore autorizzate, infatti, sono state utilizzate per supportare il commercio al dettaglio (circa 995mila ore) e le attività di alloggio e ristorazione (872mila ore).