Reggio, 80 anni dopo l’arresto degli ebrei

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Il 30 novembre 1943 il ministro dell’Interno della Repubblica Sociale Italiana, Guido Buffarini Guidi, firmò l’ordinanza che diede il via alla persecuzione fascista degli ebrei sul territorio nazionale: la confisca dei beni, l’arresto, la detenzione nei campi di concentramento italiani, l’avvio alla morte nei lager nazisti.

Per Benedetto Melli e la moglie Lina Jacchia, per Lucia Finzi, per le sorelle Ada e Bice Corinaldi, per Ilma e Iole Rietti e per altri ottanta ebrei presenti nella provincia di Reggio Emilia iniziò quel giorno un incubo peggiore persino della Guerra in corso e delle leggi razziali: la Shoah.

Come reagirono agli ordini di arresto? Qualcuno fuggì qualcuno riuscì a nascondersi o morì nel tentativo di farlo; ci fu chi venne tradito e chi fu subito fermato e avviato ad Auschwitz.

ISTORECO racconta la storia di questi uomini e di queste donne, e di quell’epoca, nella mostra “Reggio Emilia 3 dicembre 1943 N° 01808 Oggetto: provvedimenti a carico degli ebrei”, progettazione di Roberta Bruno, Elisabetta Del Monte e Matthias Durchfeld, testi di Arturo Bertoldi, Elisabetta Del Monte, Matthias Durchfeld e Massimo Storchi, grafiche di Sara Vittadini.

La mostra viene inaugurata il 3 dicembre 2023, nell’ottantesimo anniversario dell’emissione del mandato di arresto degli ebrei nella provincia di Reggio Emilia (3 dicembre 1943) e resterà aperta al pubblico fino al 26 febbraio 2024, il secondo anniversario, giorno di arrivo ad Auschwitz (il 26 febbraio 1944) del convoglio con i dieci ebrei reggiani e della loro uccisione nelle camere a gas.

Il percorso espositivo si snoda in tre sale:

Nella prima vengono raccontate le storie di 29 persone deportate il 16 febbraio 1944 da Reggio Emilia a Fossoli (Modena). Così come la descrizione della macchina burocratica della morte a partire dall’elenco nominativo di deportazione firmato dal Capo della Provincia, Enzo Savorgnan. Non trovando solidarietà queste persone vennero arrestate, poi uccise ad Auschwitz-Birkenau. Sui muri della sala sono disegnate, di spalle, le sagome di ipotetici cittadini reggiani che all’epoca scelsero di non vedere, di restare indifferenti.

Nella seconda sala, altre storie: persone che si sottrassero agli arresti, che si nascosero o riuscirono a raggiungere la salvezza fuori dai confini italiani. Alle pareti di questa sala gli ipotetici cittadini sono disegnati di fronte, a dimostrare che l’attenzione, il supporto hanno cambiato, o provato a cambiare, le loro vite.

La terza sala ospita testi di contestualizzazione e una mappa geografica: percorsi di colori differenti segnano i luoghi di vita, le residenze; le vie della fuga, i nascondigli, i luoghi individuati nel tentativo di sopravvivere o le tappe della deportazione e della morte. Una sorta di Google map di chi cercò disperatamente di salvare la propria vita e quella dei suoi familiari
La mostra è pensata anche come elemento didattico e di preparazione per gli studenti – circa 1.200 – che a febbraio 2024 parteciperanno al Viaggio della Memoria Istoreco 2024 a Cracovia Auschwitz.



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