Mori (Pd): stop femminicidi, impegno politica e comunità tutta

mori

“In questa giornata in cui affrontiamo la fragilità della lotta globale alla violenza sulle donne, il mio e nostro pensiero va a Elisa Mulas, a sua madre e ai suoi bambini innocenti, vittime della strage familiare avvenuta ieri a Sassuolo. Una tragedia che si configura come femminicidio. C’è una violenza radicata e diffusa che richiede l’impegno costante e sistemico della politica e della comunità tutta. Il nostro pensiero va anche alla donna uccisa stamattina dal marito a Montese, nel modenese. Due efferati femminicidi in due giorni, una scia di sangue che ci chiama tutti in causa”. Così Roberta Mori, consigliera regionale del Pd e coordinatrice nazionale delle Commissioni pari opportunità di Regioni e Province Autonome, nell’illustrare la risoluzione del Pd per impegnare la Giunta e l’Assemblea legislativa a promuovere iniziative di sostegno delle donne turche dopo il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul e a chiedere all’Ue di stigmatizzare la decisione del governo Erdogan, rilanciando l’attuazione della Convenzione contro la violenza sulle donne e domestica.

“Non posso che partire da questi fatti di sangue – spiega Mori -, per motivare la risoluzione che siamo a discutere oggi, per rilanciare ogni strumento che concorra a superare i femminicidi che, nel nostro Paese, l’anno scorso, segnato dai lockdown, sono stati 116: 99 in ambito familiare-affettivo, 5 in più rispetto al 2019. Quest’anno, fino a fine settembre, il dipartimento della Pubblica sicurezza ha registrato 206 omicidi, di cui 86 femminicidi: 73 donne in ambito familiare o affettivo e 52 per mano del partner”. “Per questo – sottolinea Mori -, non possiamo sottovalutare la minaccia rappresentata dal recesso – avvenuto lo scorso marzo – della Turchia dalla Convenzione del Consiglio d’Europa per la prevenzione e il contrasto alla violenza sulle donne e domestica, sottoscritta a Istanbul nel 2011. Va riaffermata la cultura dei diritti, del rispetto della dignità umana, contrapposta all’oscurantismo di ritorno in tante parti del mondo”. “Il ritiro del Governo di Erdogan dalla Convenzione – prosegue – ha innescato forti preoccupazioni e vibranti proteste in Turchia, dove l’anno scorso, secondo le statistiche ufficiali, oltre 300 donne sono state vittime di femminicidio. C’è il rischio concreto che l’Ue rimanga inerte di fronte alla protervia di Paesi che calpestano i diritti umani. Lo vediamo oggi, dopo che l’abbandono delle forze internazionali dall’Afghanistan ha lasciato via libera al ritorno al potere del regime talebano”.

“Abbiamo emendato questa risoluzione – spiega Mori – per prendere una netta posizione in merito alla crisi umanitaria afghana, sollecitando le autorità nazionali ed europee a un impegno volto in particolare alla protezione delle donne afghane, private dei diritti fondamentali e di ogni soggettività. Ogni giorno cresce il numero dei femminicidi: le donne che non si piegano, le atlete che non rispettano il divieto di praticare sport vengono cercate e uccise, come è accaduto alla giovane pallavolista Mahjubin Hakimi. E le attiviste per i diritti umani vengono perseguitate e assassinate, come la docente di economia Frozan Safi e le sue compagne di lotta”.

“Anche in Italia siamo inadeguati nell’attuare compiutamente la Convenzione – rimarca Mori -: norme frammentate, poca prevenzione, una formazione incompleta, un’insufficiente organicità nel supporto ai centri e servizi antiviolenza rendono necessario un intervento più unitario e più incisivo”. “La Regione – fa il punto la consigliera dem – sta facendo la propria parte, attuando la legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere. Adesso, con l’attuazione del Piano 2021-23 contro la violenza sulle donne, ha non solo rafforzato il coordinamento dei centri antiviolenza, la progettualità e il protagonismo dei territori, il sostegno alle vittime e il recupero dei maltrattanti, ma ha anche declinato trasversalmente, in ogni ambito, misure paritarie e di empowerment femminile, con l’ambizione di contribuire a un cambiamento culturale”. “Con questa risoluzione – conclude – ci impegniamo a tenere alta l’attenzione su quanto sta succedendo in Turchia, Europa e Afghanistan. Sollecitiamo il necessario impegno all’attuazione della Convenzione di Istanbul da parte di tutti i Paesi, compresa l’Italia”.