Manifattura Riese (ex Navigare), sindacati contro la proprietà: “Preferisce i licenziamenti al dialogo”

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Non si placa lo scontro che riguarda la vertenza relativa alla Manifattura Riese (ex Navigare) di Carpi dopo la comunicazione di messa in liquidazione dell’azienda e la contestuale cessazione delle attività. Nell’incontro del 9 giugno con i consulenti dell’impresa, i sindacati Filctem-Cgil, Filcams-Cgil e Femca-Cisl hanno chiesto il ritiro della procedura di licenziamento collettivo – riguardante 82 lavoratori – aperta in maniera unilaterale dall’azienda (o meglio, dal liquidatore della stessa, dal momento che nessuno della proprietà ha finora mai presenziato a un incontro) e il proseguimento dell’attività aziendale.

Le quote di Manifattura Riese sono attualmente in mano per l’80% a Luchi Fiduciaria, una società di cui non è ancora noto il proprietario, e per il restante 20% all’imprenditore carpigiano Massimo Brunetti. Nel corso dell’incontro del 9 giugno sia il dirigente di Confindustria Emilia che il liquidatore dell’azienda hanno ribadito come la soluzione più idonea per evitare il fallimento sia la cessazione dell’attività; una strada alla quale, come è facile immaginare, le organizzazioni sindacali si sono opposte con fermezza.

Filctem-Cgil, Filcams-Cgil e Femca-Cisl hanno giudicano “inaccettabile che l’azienda abbia deciso la chiusura dello stabilimento e conseguentemente di licenziare tutti i lavoratori, dando quindi priorità alle strategie commerciali e finanziarie che li vuole possessori di un marchio importante, e non alla dignità del lavoro, dei lavoratori e del territorio dell’Emilia Romagna, storicamente terra di lavoro, dignità e legalità. Riteniamo altresì grave e inaccettabile il rifiuto di qualsiasi confronto volto a trovare soluzioni alternative, rifiuto che rappresenta una lesione grave del sistema di relazioni presente da anni nel distretto carpigiano, sistema che ha sempre permesso di gestire anche in passato situazioni di difficoltà”.

Le sigle sindacali, inoltre, hanno stigmatizzato e condannato il comportamento di Confindustria “che in questa situazione non ha praticato alcun tipo di intervento”, ritenendolo tanto più grave “in quanto anche Confindustria è firmataria del Patto per il lavoro e il clima firmato in Emilia-Romagna nel dicembre del 2020 e che impegna tutte le parti sociali a valorizzare le relazioni per creare occupazione”.

I sindacati hanno ribadito infine come sia “irricevibile la proposta dell’azienda” di procedere con lo stop dell’attività e con i licenziamenti, chiedendo a Manifattura Riese di ritirare la procedura di mobilità e preannunciando altre iniziative di protesta a sostegno della vertenza, in attesa di essere convocati a Roma dal Ministero dello sviluppo economico.