Nei giorni scorsi si è aperto lo stato di agitazione tra i lavoratori della Asp don Cavalletti di Carpineti, in provincia di Reggio. I rappresentanti sindacali hanno denunciato – nonostante le reiterate richieste – l’indisponibilità da parte dell’amministrazione e dell’Asp stessa a programmare un incontro con i lavoratori e le organizzazioni sindacali.
I sindacati, in primis, vorrebbero riprendere le trattativa sul fondo risorse decentrate, da cui deriva la quota di “produttività” dovuta ai dipendenti; nonché le progressioni economiche, per le quali c’era un impegno già sottoscritto per l’anno 2019 e la volontà di proseguire anche nel 2020.
“Una misura doverosa per dipendenti che anche durante il periodo più intenso della pandemia hanno operato in modo esemplare con impegno, dedizione e professionalità”, hanno sottolineato le sigle Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl, “tanto da permettere agli ospiti della struttura Don Cavalletti di uscire indenni dal contagio”.
Parallelamente i sindacati hanno sottolineato la cronica assenza di personale nella casa-residenza per anziani: “Quattro mesi di assenza del coordinatore nel pieno della pandemia e da circa un mese mancano in struttura due infermieri, carenza sopperita grazie alla buona volontà dei due soli infermieri rimasti in struttura. Anche la parte amministrativa e dirigenziale dell’Asp è stata ridotta a sole sei ore settimanali coperte dal direttore di struttura, impedendo una proficua risposta gestionale e amministrativa dell’ente. Ci domandiamo se l’amministrazione abbia provveduto a far richiesta alla Usl di un supporto di personale infermieristico, come hanno effettuato le altre Asp del territorio reggiano”.
Cgil, Cisl e Uil hanno puntato il dito anche contro l’assenza del responsabile della sicurezza aziendale, causa dimissioni, e nessun rinnovo dell’incarico. Sul piano dell’organico, dunque, è alta la preoccupazione dei lavoratori, che sono anche in attesa del protocollo che disciplini l’apertura della struttura ai parenti degli ospiti residenti (dopo la chiusura dei reparti a causa della pandemia) e di un incontro sulle scelte future riguardanti ristrutturazione degli immobili, richieste di finanziamento regionali, bilanci annuali e previsionali.
I sindacati, inoltre, hanno messo l’accento sulla “mancanza di aggiornamenti” da parte dell’ente; nemmeno il tavolo tecnico, condiviso tra organizzazioni sindacali, Rsu, sindaci dell’Unione Montana dei Comuni e amministrazione dell’Asp Don Cavalletti, ha avuto alcun seguito, in particolare sulla possibilità di mantenere una gestione pubblica della struttura.
Infine, come hanno evidenziato ancora le organizzazioni sindacali, a quasi un anno dall’esternalizzazione del servizio di ristorazione della struttura nessuna informazione è stata data ai lavoratori e ai cittadini sulla qualità e sull’economia dell’appalto stesso, nonché sul rispetto del Ccnl degli enti locali per i dipendenti coinvolti da parte della ditta appaltatrice.
Un lungo elenco di problematiche irrisolte, quindi, che ha portato i lavoratori allo stato di agitazione, dichiarato con lo scopo di avere risposte e di salvaguardare un servizio importante per la popolazione anziana dell’Appennino e per i loro familiari.
“Non nascondiamo – hanno concluso Cgil, Cisl e Uil – le preoccupazioni sulla continuità del servizio e dei posti di lavoro, perché ad oggi il silenzio che si registra sul futuro della Don Cavalletti è grave. Qualora anche questo appello non fosse ascoltato dagli amministratori e dalle istituzioni siamo pronti a mettere in campo le mobilitazioni necessarie per tutelare sia i posti di lavoro sia un servizio pubblico di qualità per i cittadini dell’Appennino”.
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Hanno perso.La liberazione è vvina
si certo, infatti adesso cella diventerà meta turistica di alto livello....
Ma a nessuno ha infastidito la sorridente e gioiosa presenza del Sindaco e dell'Assessore Bonvicini all'abbattimento di quel monumento dello spreco di risorse pubbliche e […]