L’agricoltura in Emilia-Romagna diventa sociale

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L’agricoltura in Emilia-Romagna diventa sociale aprendosi alle comunità come elemento di inclusione e di sviluppo sostenibile. E’ quanto prevede il progetto di legge “Norme in materia di agricoltura sociale” della Giunta regionale presentato nel corso di una video conferenza stampa dalla vicepresidente, Elly Schlein, e dall’assessore all’Agricoltura, Alessio Mammi.

Ora il progetto di legge seguirà l’iter in Assemblea legislativa, ma Mammi auspica che venga approvato in “tempi rapidi e adeguati al valore e all’importanza di questo provvedimento, frutto di un lavoro di squadra”. Sono quattro gli obiettivi del progetto di legge: nuove opportunità occupazionali e reddituali, favorire la multifunzionalità delle imprese, sviluppare interventi educativi e sociali, favorire l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Per far questo la Regione stanzia oltre 1,3 milioni di euro – 75mila da bilancio regionale e 1,3 milioni dal Psr – tra interventi formativi, azioni di informazione, animazione e comunicazione e incentivi per adeguare e allestire le fattorie sociali. “Per noi – sottolinea Mammi – l’agricoltura ha anche un valore sociale e vogliamo riconoscerlo dando la possibilità alle imprese di svolgere attività rivolte alla popolazione e alle comunità”, che possano essere “multifunzionali e di carattere sociale, educativo”, ma anche con la possibilità di “integrare le imprese con i servizi sociosanitari”.

La coltivazione dell’orto, la cura degli animali, il ciclo biologico naturale, possono produrre nuovi stimoli per favorire il benessere psico-fisico delle persone e per la trasmissione di una corretta educazione ambientale e alimentare. Il progetto di legge prevede, tra le altre cose, un logo per le aziende e un albo regionale. “E’ un progetto in cui crediamo molto”, sottolinea Schlein spiegando che “chiama il territorio a fare rete”. “Lo sottoporremo all’Assemblea legislativa e speriamo di incontrare un forte consenso attorno a quello che è una parte consistente di una visione del futuro, un po’ raccolta dal Patto per il lavoro e il clima”. Per la vicepresidente della Regione, che ha anche la delega al Welfare, “l’inclusione sociale e la transizione ecologica sono elementi inscindibili e lo racconta bene l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che abbiamo preso come faro delle politiche di mandato della Giunta”. “Questo progetto – aggiunge – è un tassello in più”, che “mira anche all’educazione alimentare e ambientale”. Ad oggi le fattorie sociali sono “già 50, ma speriamo che grazie a questo progetto di legge possano essere molte di più perché siano presenti in maniera capillare come opportunità aggiuntiva di lavoro di qualità ma anche di inclusione sociale”. Le attività previste dal progetto di legge – tra cui sono compresi gli interventi educativi, di servizi sociali, socio-sanitari e di inserimento socio-lavorativo – possono essere esercitate, avvalendosi anche di figure professionali esterne all’azienda, dagli imprenditori agricoli in forma singola o associata, dalle cooperative sociali e dalle ‘fattorie sociali’, iscritte al registro regionale, dotate di specifica competenza e formazione, anche attraverso la collaborazione con enti pubblici e del terzo settore. Uno dei compiti della Regione sarà favorire il raccordo tra le politiche socio-sanitarie e agricole anche attraverso il coinvolgimento della Conferenza regionale del terzo settore e della Consulta agricola.

Per monitorare i risultati raggiunti la Giunta si impegna a presentare una relazione triennale alla Commissione assembleare sul numero delle fattorie iscritte, la tipologia dei servizi offerti, le misure di sostegno realizzate, i contributi erogati. Viene istituito il nuovo elenco delle fattorie sociali – che sarà pubblicato online sul sito della Regione – in cui saranno inserite, provvisoriamente, le fattorie che già svolgono attività di agricoltura sociale dopo verifica dei requisiti e delle competenze e che saranno identificate con loghi distintivi. Si potranno esercitare le attività di agricoltura sociale negli edifici, conformi alle normative in materia di sicurezza e agibili, destinati ad abitazione e ad attività agricola dell’azienda.

Gli immobili utilizzati resteranno classificati come rurali a tutti gli effetti. Possibili gli interventi di nuova costruzione o di recupero e riuso degli immobili nel rispetto della norma sulla tutela e l’uso del territorio. Caccia vietata, su richiesta dell’impresa agricola, nei fondi rustici destinati ad agricoltura sociale. Per partire basta presentare al Comune la segnalazione certificata di attività (Scia) dichiarando il possesso dei requisiti, dei locali e degli spazi. Per i servizi e le attività socio-sanitarie occorrono le autorizzazioni previste dalle norme di riferimento del settore, così come per la somministrazione di pasti e bevande e la produzione, confezionamento, conservazione di alimenti e bevande. La vigilanza sull’applicazione della legge è in capo ai Comuni e sono previste sanzioni per chi esercita l’attività senza essere iscritto all’elenco regionale, per l’utilizzo improprio del logo di fattoria sociale e per chi non rispetta i limiti e le modalità di esercizio dell’attività