In Italia la quarta ondata frena: Rt stabile (1.21)

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La terza riunione di novembre della cabina di regia tra Ministero della salute, Istituto superiore di sanità e Regioni ha certificato una sostanziale stabilità (dopo cinque settimane consecutive di aumento) dell’indice Rt relativo all’epidemia di nuovo coronavirus in Italia.

Secondo i numeri del ministero e della Protezione civile, infatti, il valore dell’indice di trasmissibilità medio (calcolato sui casi sintomatici) dell’infezione da virus Sars-Cov-2 è rimasto lo stesso della precedente rilevazione, attestandosi a quota 1,21 (range: 1,14 – 1,26) e rimanendo quindi per la terza settimana consecutiva sopra la soglia epidemica (Rt = 1), il valore che separa convenzionalmente una situazione di epidemia in avanzamento (Rt maggiore di 1) da una situazione di epidemia in regressione (Rt inferiore a 1).

In leggera diminuzione, invece, il cosiddetto “Rt ospedaliero”, ovvero l’indice di trasmissibilità basato sui casi di Covid-19 con ricovero ospedaliero, sceso da 1,14 a 1,09 (range: 1,04 – 1,14) rispetto alla rilevazione precedente.

Il monitoraggio settimanale sullo stato dell’epidemia in Italia, tuttavia, ha confermato il trend al rialzo dell’incidenza settimanale dei contagi, che ha fatto registrare un altro rilevante aumento, passando da 78 a 98 nuovi casi di positività riscontrati ogni 100mila abitanti; un valore che è per la terza settimana consecutiva sopra la soglia di attenzione dei cinquanta nuovi casi ogni 100.000 abitanti, quella che secondo il Comitato tecnico-scientifico consentirebbe – se non fosse oltrepassata – il miglior controllo della circolazione del virus grazie a un più efficiente contenimento (ovvero l’identificazione dei casi e il tracciamento dei relativi contatti).

È rimasto sostanzialmente stabile, nel frattempo, il quadro delle regioni e delle province autonome classificate a rischio epidemico moderato: secondo l’ultima rilevazione, infatti, tutte le regioni e le province autonome rientrano ora in questa fascia, mentre nessuna regione o provincia autonoma è attualmente considerata a rischio alto – anche se una di queste è ritenuta ad alta probabilità di progressione verso uno scenario peggiore. Undici tra regioni e province autonome hanno riportato un’allerta di resilienza, mentre nessuna ha riportato molteplici allerte di resilienza.

In crescita anche la pressione sulle strutture ospedaliere, anche se la situazione complessiva è ancora lontana dai livelli di guardia: il tasso di occupazione nei reparti di terapia intensiva è salito dal 4,4% dell’11 novembre all’attuale 5,3%, mentre il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale ha fatto registrare un incremento dal 6,1% dell’11 novembre all’attuale 7,1%.

È in forte aumento il numero di nuovi casi di Covid-19 non associati a catene di trasmissione (15.773, contro i 11.001 del monitoraggio precedente), mentre è stabile la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti (34%). È in diminuzione, invece, la quota di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (dal 48% al 45%), mentre è cresciuta – dal 18% al 21% – la percentuale dei casi diagnosticati attraverso le attività di screening.