La denuncia: a Bologna non c’è presenza al 100%

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L’atto d’accusa arriva dal Coordinamento Regione Emilia-Romagna Comitati aderenti a Rete nazionale scuola in presenza: “E’ con sconcerto che leggiamo dell’esultanza proveniente dalla Regione Emilia Romagna che si dice pronta al via per la totalità degli studenti e dell’impegno (si badi non promessa) del Ministro Bianchi a tenere tutti gli studenti italiani in presenta al 100%. Ci sono ben 107 alunni dell’Istituto Salvemini di Casalecchio di Reno, la cui iscrizione al primo anno è stata accettata, che hanno acquistato libri e sostenuto costi, ma che assieme a tutti gli altri hanno ricevuto solo tre giorni prima dall’inizio della scuola, la comunicazione dell’impossibilità di accogliere tutti già dal primo suono della campanella per un’insufficienza di spazi a causa della normativa antincendio. Il Dirigente ha avvisato con una circolare che per ben 24 classi di seconda, di quarta e di quinta, la soluzione alla mancanza di quattro moduli in bioedilizia sarà la didattica a distanza. Con 25,08 milioni di Euro ottenuti da Città metropolitana Bologna per investimenti in edilizia scolastica e 4,3 milioni per l’affitto di locali e spazi, la Regione assieme all’Ente Locale non è stata in grado di dare una soluzione logistica per un centinaio di studenti, preferendo il ripiego sulle camerette di casa dove i ragazzi sono stati lungamente confinati per gli ultimi due anni scolastici trascorsi. Di questi oltre quattro milioni di Euro , ben 600 mila sono stati assegnati a Città metropolitana proprio per i moduli in bioedilizia necessari, ma non per errori di calcolo di capienza degli istituti come avvenuto al Salvemini, bensì per ridurre le classi troppo numerose per il rischio epidemiologico, in attesa dei lavori di riqualificazione. I comitati tutti della regione composti da famiglie e insegnanti, assieme a Scuole Aperte a Bologna! aderenti a Rete Nazionale Scuola in Presenza, sollecitano Daniele Ruscigno responsabile scuola di Città Metropolitana, a trovare immediatamente gli spazi necessari, chiusi o all’aria aperta purchè coperti fino a consegna moduli avvenuta, utilizzando le risorse disponibili o le penali che immaginiamo siano dovute a causa dei ritardi dei fornitori (che ci auguriamo siano stati più di uno) nella produzione per ordini che, a detta sua, sono partiti a primavera scorsa.

Ricordiamo sia a lui che al Dirigente dell’Istituto Prof. Carlo Braga che in questo caso si sta applicando in modo non corretto il DL 111 del 6 agosto che prevede all’art.1, comma 4, l’unica possibilità di deroga alla scuola in presenza affidata ai Presidenti di Regione e ai Sindaci, in circostanze di eccezionale e straordinaria necessità dovute all’insorgenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus o di sue varianti nella popolazione scolastica.

Confidando in una soluzione immediata che ripristini subito la presenza per il 100% degli studenti bolognesi, provvederemo a segnalare il caso scuola Salvemini direttamente al Ministero dell’Istruzione e in particolare al capo dipartimento Versari che dichiarando “c’è l’obbligo formativo che come dice il legislatore va assolto in presenza. Si va a scuola”, ha escluso nel modo più assoluto la didattica a distanza. Sosteniamo con forza che la Dad è una modalità che in nessun caso può essere considerata risolutiva, in quanto inefficace come ne hanno dato prova il crollo degli apprendimenti, svilente e lesiva per i ragazzi come si può tristemente rilevare dall’aumento di casi di tentati suicidi e dei ricoveri nelle neuropsichiatrie per pazienti in giovane età ai quali è stata tolta la frequenza scolastica nei mesi scorsi. Il pieno ritorno in presenza è stato ritenuto necessario per il benessere psico-fisico degli studenti anche dal CTS come si evince dal verbale 34 del 12 luglio in risposta ai quesiti del Ministero dell’Istruzione. Non possiamo più assistere a un utilizzo abusivo della Dad nella nostra regione per i casi più disparati: gare ciclistiche a Ravenna, ultimi giorni sui banchi a giugno a Rimini e ora per errati calcoli delle normative antincendio già noti da tempo”.