L’indagine congiunturale di Unindustria Reggio Emilia relativa al primo trimestre 2022 rileva segnali di rallentamento dell’attività delle imprese del territorio dovuti agli ulteriori forti rincari energetici e delle materie prime, agli sviluppi dell’invasione dell’Ucraina, oltre che della diffusione della variante Omicron del covid. Nello specifico, la crescita della produzione industriale si è fermata al 9,5%, rispetto all’analogo periodo del 2021. In questo caso va rilevato che il confronto è avvenuto con un trimestre che era ancora profondamente condizionato dalla pandemia. Analogo l’andamento del fatturato, che nel trimestre segna un incremento del 10,5% su base annuale. L’occupazione nel settore manifatturiero resta sostanzialmente stabile rispetto a fine anno. I giudizi degli imprenditori sulla situazione economica generale sono peggiorati rispetto al trimestre precedente, soprattutto in connessione con il conflitto russo-ucraino.
Mauro Macchiaverna, vicepresidente Unindustria Reggio Emilia, commenta: “Gli effetti della guerra si stanno ripercuotendo sulle economie occidentali. L’Italia dipende fortemente dalle materie prime provenienti dalla Russia (energia e metalli). La Russia pesa solo per il 2,2% nell’export delle imprese reggiane, ma le sue vendite all’estero sono fortemente concentrate nelle materie prime, soprattutto energetiche: gas e petrolio. Nell’attuale contesto di fortissima incertezza, inoltre, non si possono escludere scenari ancora più sfavorevoli. Le conseguenze del conflitto sull’economia italiana dipenderanno anche in misura rilevante dalle politiche economiche che verranno adottate per contrastare le spinte recessive e frenare la crescita dell’inflazione, mai così alta dai primi anni Novanta. Sosteniamo quindi l’azione che Confindustria sta facendo a livello nazionale e internazionale affinché vengano promossi nuovi interventi urgenti su gas, energie rinnovabili e a sostegno delle filiere dell’automotive e dei microprocessori. I rincari non possono essere compensati solo da ristori, servono azioni strutturali. È necessario, lo ribadiamo, mettere un tetto al prezzo del gas a livello europeo per evitare così, all’origine, gli extraprofitti. Bisogna lavorare insieme con forza e coraggio per fare le scelte necessarie per sostenere la crescita del Paese”.
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