Incidenti. Arpae: nebbia non è legata a smog

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“La nebbia che si è formata” nella pianura padana “in questi giorni non è direttamente connessa all’inquinamento”, ai pesanti livelli di smog, “è invece piuttosto connessa a quel che sta accadendo a livello meteorologico”.
Lo spiegato all’ANSA Vanes Poluzzi, responsabile del Centro tematico regionale di Qualità dell’aria di Arpae, l’Agenzia regionale per l’ambiente in Emilia-Romagna.

Le formazioni nebbiose sono da ricondurre all’andamento “dell’anticiclone subtropicale che ha portato nei giorni scorsi una massa d’aria estremamente calda, con temperature tardo-primaverili anche in Appennino”, spiega l’esperto. “Stamattina questo flusso caldo in quota ha iniziato a diminuire e ‘finalmente’ almeno di notte siamo tornati a temperature più basse”, precisa, “per cui l’atmosfera si comporta come avrebbe dovuto normalmente fare, cioè fatica a far sciogliere il vapore acqueo” e quindi fa formare la nebbia.

La nebbia legata alla presenza massiccia di inquinanti “l’abbiamo invece registrata qualche giorno fa in tutta la pianura padana”, la cosiddetta “nebbia chimica. Quel che accade oggi – dice Poluzzi – è invece la ‘normalità dell’inverno. Ma siccome” col cambiamento climatico e l’innalzamento delle temperature medie di stagione “ci siamo ormai abituati a diminuzioni importanti di nebbia, quando c’è”, come era normale sessant’anni fa che ci fosse, “ci sorprendiamo”.

La “chimica” che lega nebbia e smog è complessa e dipende da numerosi fattori. Dal canto suo la nebbia può “fare” due cose: se non è ancora arrivata alla saturazione può comportarsi da accumulo di inquinanti. Quando invece condensa, quindi è nel punto in cui forma le goccioline d’acqua o i cristalli di brina, la nebbia “intrappola” e fa un’azione “rimotrice” dello smog. L’inquinamento a sua volta può favorire, in alcuni casi ma non sempre, la formazione di nuclei di nebbia e questo dipende principalmente dalla temperatura.

 



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