Rt in calo (1.13), sale incidenza casi (241)

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La terza riunione di dicembre della cabina di regia tra Ministero della salute, Istituto superiore di sanità e Regioni e Province autonome ha fatto il punto sulla quarta ondata dell’epidemia di nuovo coronavirus in Italia, con un aggiornamento della situazione che ha evidenziato anche in questo caso trend positivi (come l’ulteriore calo, seppur lieve, dell’indice Rt) ma anche aspetti preoccupanti, in primis il forte aumento dell’incidenza dei nuovi contagi.

Secondo i numeri del ministero e della Protezione civile, il valore dell’indice di trasmissibilità medio – calcolato sui casi sintomatici – dell’infezione da virus Sars-Cov-2 è a quota 1,13 (range: 1,09 – 1,19), in leggera diminuzione rispetto all’1,18 della rilevazione precedente; un dato che rimane comunque ormai per la settima settimana consecutiva sopra la soglia epidemica (Rt = 1), il valore che separa convenzionalmente una situazione di epidemia in avanzamento (quando Rt è maggiore di 1) da una situazione di epidemia in regressione (quando Rt è inferiore a 1).

In leggero aumento, invece, il cosiddetto “Rt ospedaliero”, ovvero l’indice di trasmissibilità calcolato sui casi di Covid-19 che necessitano di ricovero ospedaliero: un valore risalito rispetto alla rilevazione precedente da 1,07 a 1,09 (range: 1,06 – 1,14), e anch’esso ancora al di sopra della soglia epidemica.

È in costante e preoccupante crescita, invece, la pressione sulle strutture ospedaliere, anche se la situazione generale non è ancora arrivata ai livelli di guardia in tutte le regioni o province autonome: ma diverse di queste (Friuli-Venezia Giulia, provincia autonoma di Bolzano e Calabria) sono già finite in zona gialla, o sono vicine a farlo – Liguria, Marche, Veneto e la provincia autonoma di Trento lo saranno da lunedì 20 dicembre.

Il tasso di occupazione nei reparti di terapia intensiva a livello nazionale è salito dall’8,5% del 9 dicembre al 9,6% del 16 dicembre, mentre il tasso di occupazione in aree mediche nello stesso periodo ha fatto registrare un incremento dal 10,6% al 12,1%.

Il monitoraggio settimanale sullo stato dell’epidemia in Italia ha segnalato anche un forte aumento dell’incidenza settimanale dei contagi, che ha fatto registrare un altro incremento poco rassicurante, passando da 176 a ben 241 nuovi casi di positività riscontrati ogni 100.00 abitanti; un valore che per la settima settimana consecutiva è al di sopra della soglia di attenzione di cinquanta nuovi casi ogni centomila abitanti, quella che secondo il Comitato tecnico-scientifico consentirebbe – se non fosse oltrepassata – il miglior controllo della circolazione del virus grazie a un più efficiente contenimento (ovvero l’identificazione dei casi e il tracciamento dei relativi contatti).

Prosegue, nel frattempo, il deciso aumento del numero di nuovi casi di Covid-19 non associati a catene di trasmissione (42.675, rispetto ai 37.278 casi del monitoraggio precedente), mentre è diminuita (dal 34% al 31%) la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti. È in aumento, invece, la quota di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (dal 40% al 43%), mentre è rimasta stabile rispetto alla precedente rilevazione la percentuale (26%) dei nuovi casi diagnosticati attraverso le attività di screening.

Per quanto riguarda la classificazione del rischio epidemico delle regioni e delle province autonome, secondo l’ultima rilevazione una regione è classificata a rischio alto, due sono ritenute a rischio basso, mentre sono 18 le regioni e le province autonome considerate a rischio moderato; tre di queste, però, sono sotto osservazione perché ad alta probabilità di progressione verso uno scenario peggiore. Tredici tra regioni e province autonome hanno riportato un’allerta di resilienza, mentre una ha riportato molteplici allerte di resilienza.