In Emilia-Romagna anche un piano di supporto psicologico per i profughi in arrivo dall’Ucraina

profughi fuga da Ucraina

La Regione Emilia-Romagna, in vista dell’arrivo di migliaia di profughi in fuga dalla guerra in Ucraina, ha predisposto un piano emergenziale di intervento per garantire a queste persone, oltre all’assistenza sanitaria, anche un supporto psicologico.

Il piano, messo a punto assieme alle aziende Usl e alle associazioni di psicologi esperti nel campo della psicologia dell’emergenza, prevede il coinvolgimento di 150 figure professionali su tutto il territorio regionale: almeno 50 del servizio sanitario regionale, circa 120 in servizio presso associazioni o enti.

Secondo le stime tra il 10% e il 30% dei profughi in arrivo – soprattutto bambini e donne – potrebbe aver bisogno di un intervento di primo livello, ovvero una consulenza psicologica erogata da professionisti esperti in materia di psicologia dell’emergenza (in grado di gestire gli effetti di quelle situazioni che possono minare il benessere psicofisico delle persone a seguito di eventi come terremoti, catastrofi naturali o appunto guerre), mentre si aggira tra il 3% e il 5% la percentuale delle persone che potrebbero necessitare di un sostegno di secondo livello.

Il piano del servizio sanitario regionale dell’Emilia-Romagna prevede un livello base, gestito dai Comuni e dalle prefetture, per il quale non è previsto l’intervento di figure professionali afferenti al campo della psicologia (se non nella fase di supervisione), e tre livelli superiori: il primo di consultazione psicologica; il secondo – attivato solo dal primo livello – che riguarda i servizi specialistici di salute mentale per adulti, di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, di dipendenze patologiche, di psicologia clinica, di consultorio e di tutela dei minori; il terzo per problematiche psichiatriche rilevanti e/o in fase acuta, con l’invio della persona in questione al servizio psichiatrico di diagnosi e cura, al servizio psichiatrico ospedaliero intensivo o presso le residenze psichiatriche o le comunità per adulti e minori.

Al piano regionale hanno collaborato il gruppo di lavoro Emergenza dell’Ordine degli psicologi, il gruppo Psicologi per i popoli, Sipem-ER e l’associazione Emdr Italia, che hanno immediatamente aderito alla richiesta dell’assessorato alla salute della Regione per contribuire a offrire un servizio di supporto alle persone provenienti dall’Ucraina. Il coordinamento delle attività e delle risorse psicologiche sarà affidato esclusivamente all’azienda Usl territoriale, che nominerà un proprio coordinatore.

Per le consulenze psicologiche i profughi ucraini saranno accolti in famiglie, ex hotel Covid, alberghi, strutture della rete dei centri Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e Sai (Sistema accoglienza e integrazione) e nei centri di accoglienza ecclesiastici. Il piano, inoltre, punta sul self-care, mirando a individuare tra gli stessi profughi tutte le persone con competenze educative o sanitarie (ad esempio: insegnanti, educatori professionali, assistenti sociali, psicologi, infermieri e medici) che possano supportare le attività per i minori e gli adulti.

“È fondamentale accogliere, e farlo nel miglior modo possibile” ha sottolineato l’assessore regionale alle politiche per la salute Raffaele Donini: “Significa innanzitutto saper ascoltare e prevenire ulteriori problemi in persone che già vivono un dramma indicibile. Il piano messo a punto dalla Regione si muove su un doppio binario: da un lato raccogliere i bisogni, dall’altro fornire consulenza alla comunità. Ci sono ferite di guerra talmente profonde, soprattutto se vissute dai più piccoli, che faticano a rimarginarsi senza un aiuto specifico e adeguato. A questo puntiamo con il piano, che non ha certo l’ambizione di risolvere problemi così grandi, ma di fornire qualche supporto in più alle persone che stiamo accogliendo”.