Mercoledì 9 marzo il policlinico Sant’Orsola di Bologna ha annunciato di aver dimesso, dopo che l’operazione del 15 febbraio scorso è stata eseguita con successo e ha avuto un decorso positivo, il bimbo di due anni affetto da una grave cardiopatia congenita per il quale si era reso necessario procedere con un intervento di cardiochirurgia pediatrica.
Il caso era finito al centro delle cronache locali e nazionali perché il piccolo paziente è figlio di una coppia di genitori residenti in provincia di Modena i quali, in vista dell’operazione, avevano chiesto che per le trasfusioni necessarie fosse utilizzato soltanto sangue prelevato da persone non vaccinate contro il nuovo coronavirus, adducendo come giustificazione motivazioni di carattere personale e religioso.
La richiesta, evidentemente impossibile da soddisfare, era sfociata in uno scontro legale tra l’ospedale e la stessa famiglia, conclusosi – dopo un ricorso della procura felsinea – con la sospensione provvisoria della potestà genitoriale da parte del tribunale per i minorenni di Bologna: tale circostanza aveva portato infine a nominare il servizio sociale competente per territorio come soggetto tutore del bimbo, e al successivo via libera al delicato intervento chirurgico, portato a termine dalle équipe cardiologica, cardiochirurgica e anestesiologica del policlinico Sant’Orsola.
Il bambino, ora che è stato dimesso, è potuto tornare a casa con i genitori, anche se continuerà ad essere seguito dalla struttura sanitaria bolognese per monitorare l’evoluzione delle sue condizioni di salute.
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