Imprese “rosa”, a RE più aperture che chiusure

imprese femminili donna

Lavorano nel commercio, guidano aziende agricole, si occupano della cura e del benessere della persona, dirigono ristoranti e alberghi, aggiungono un tocco femminile al prêt-à-porter “made in Reggio Emilia”: sono le donne imprenditrici reggiane, che rappresentano il 18,5% dell’intero sistema economico della nostra provincia.

Oltre il 70% delle imprese femminili presenti in provincia di Reggio nel 2019, come ha sottolineato l’Ufficio studi della Camera di commercio che ha analizzato i dati di Infocamere, si concentra infatti in cinque settori produttivi: commercio, agricoltura, servizi di alloggio e ristorazione, altre attività dei servizi e manifattura.

Alla fine dell’anno passato le imprese gestite da donne si sono attestate a quota 9.990 unità, con un tasso di sviluppo dello 0,3% rispetto al 2018: un andamento in controtendenza rispetto a quanto osservato per la struttura imprenditoriale reggiana non femminile, che è invece calata dello 0,1%.

Dall’analisi delle imprese femminili distinte per settore economico è emerso come una su quattro svolga attività nel commercio: sono infatti 2.421 le aziende “rosa” del comparto, con una netta prevalenza del commercio al dettaglio (1.715 aziende).

Se in provincia di Reggio poco meno di due imprese su dieci sono capitanate da donne, in alcuni settori – principalmente del terziario – l’incidenza delle imprenditrici sul complesso della struttura economica provinciale raggiunge punte assai più elevate rispetto alla media del 18,5%: è il caso, per esempio, delle altre attività dei servizi, in cui le imprese femminili sono più di 1.100 unità, cioè oltre la metà delle aziende del settore (complessivamente 2.068). La componente di aziende al femminile raggiunge addirittura il 64,1% nei servizi alla persona (lavanderie, saloni da parrucchieri, istituti di bellezza, etc.).

Sono poi 154 (in crescita del 20,3% rispetto al 2018) le imprese “rosa” della provincia reggiana che svolgono attività in ambito sanitario, e rappresentano il 49% del totale (314 unità); le donne imprenditrici sono determinanti soprattutto nell’assistenza sociale residenziale (dove la componente femminile rappresenta il 48,7% del totale) e ancor di più in quella non residenziale (72,7%).

Per quanto riguarda la filiera turistica, nel Reggiano sono 1.010 le attività dei servizi di alloggio (68) e di ristorazione (942) guidate da donne, il 30,8% del totale. A queste vanno aggiunte 46 agenzie di viaggio e tour operator (il 50% del totale).

Consistente, e pari a 1.401 unità (ma in flessione del 3%), anche la presenza femminile nella filiera agroalimentare, comparto nel quale le imprese gestite da donne si occupano prevalentemente delle coltivazioni agricole (in particolare uva, cereali e legumi, fiori e piante) e di produzione di prodotti animali (complessivamente 1.285 aziende) e di trasformazione alimentare (116 aziende).

Le 1.282 imprese del settore manifatturiero capitanate da donne rappresentano solo il 17,4% del comparto complessivo, ma per alcuni settori la quota di imprese femminili raggiunge valori ben più consistenti: è il caso delle attività del sistema moda, ambito nel quale le 561 imprese femminili rappresentano il 44,6% del totale.

Tra le imprenditrici la componente straniera – con 1.665 aziende – rappresenta il 16,7% del totale, quota in crescita di 0,4 punti percentuali rispetto all’anno precedente. In questo sottogruppo le attività svolte in prevalenza sono la confezione di articoli di abbigliamento e l’industria tessile (342 imprese), il commercio al dettaglio (221 imprese), i servizi di ristorazione (207 imprese) e le “altre attività di servizi per la persona” (157 imprese); consistente anche la presenza nel commercio all’ingrosso (110 imprese) e nei servizi di assistenza sociale residenziale e non residenziale (90 imprese).

Cina, Nigeria, Marocco e Romania sono i paesi di provenienza più rappresentati nel panorama dell’imprenditoria individuale femminile estera in provincia di Reggio: complessivamente, infatti, da queste nazioni proviene il 62,6% delle imprenditrici straniere.