In Emilia-Romagna un’altra settimana di chiusura per nidi, scuole e università, ma riaprono alcuni luoghi della cultura

Giuseppe Conte Protezione Civile ER

Domenica primo marzo il governo ha emanato un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri (Dpcm) contenente le misure – valide dal 2 all’8 marzo (compreso) – per il contrasto alla diffusione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Il provvedimento è stato assunto dopo aver sentito il Comitato tecnico scientifico (Cts) nazionale (potenziato con il coinvolgimento delle società scientifiche coinvolte per materia) e contiene alcune norme che riguardano i soli comuni delle zone rosse, altre misure riguardanti le tre le regioni maggiormente colpite dalla diffusione del virus (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna – più le province di Pesaro-Urbino, nelle Marche, e di Savona, in Liguria), altre ancora che si applicano senza distinzioni all’intero territorio nazionale.


Le misure valide per l’Emilia-Romagna, la Lombardia e il Veneto

Rispetto alla precedente ordinanza del ministro della salute, firmata d’intesa con il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, il nuovo decreto contiene conferme e novità, è auto-applicativo e non richiede ulteriori provvedimenti da parte di Regione ed enti locali. È confermata la sospensione di tutte le manifestazioni organizzate, di carattere non ordinario, nonché degli eventi in luogo pubblico o privato, compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi ma aperti al pubblico – quali, ad esempio, grandi eventi, cinema, teatri, discoteche e cerimonie religiose.

L’apertura dei luoghi di culto trova ora una disciplina più specifica rispetto alla settimana scorsa, essendo prevista ma condizionata all’adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare una distanza reciproca di almeno un metro.

È prevista, come novità del decreto rispetto all’ordinanza, la riapertura al pubblico dei musei, delle biblioteche e degli archivi, delle aree e dei parchi archeologici e dei complessi monumentali (cioè i luoghi della cultura indicati all’articolo 101 del Codice dei beni culturali e del paesaggio). L’apertura di tali luoghi, tuttavia, dovrà avvenire a condizione che vengano assicurate modalità di fruizione contingentata o comunque tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi e in modo che i visitatori possano rispettare la distanza di almeno un metro l’uno dall’altro.

È confermata, invece, la sospensione dei servizi educativi per l’infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché della frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, comprese le università e le istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica, di corsi professionali, master, corsi per le professioni sanitarie e università per anziani. Sono esclusi i corsi per i medici in formazione specialistica e dei corsi di formazione specifica in medicina generale, nonché delle attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie – ferma restando in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza. Rispetto all’ordinanza vigente fino al primo marzo, il decreto parla di “sospensione” e non più di chiusura, rendendo così possibile l’accesso alle scuole per il personale Ata.

Il Dpcm consente lo svolgimento delle attività di ristorazione e l’apertura di bar e pub, a condizione che il servizio sia espletato per i soli posti a sedere e che, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali, gli avventori siano messi nelle condizioni di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro.

Le attività commerciali diverse da quelle sopra menzionate possono aprire al pubblico adottando misure organizzative tali da consentire un accesso con modalità contingentate o comunque idonee a evitare assembramenti di persone, tenuto conto delle dimensioni e delle caratteristiche degli spazi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza reciproca di almeno un metro.

Sono invece sospesi eventi e competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati. Resta consentito lo svolgimento di tali eventi e competizioni – nonché delle sedute di allenamento – all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse. Ai tifosi residenti in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto e nelle province di Pesaro-Urbino e di Savona è vietata la trasferta, ovvero la partecipazione a eventi e competizioni sportive che si dovessero svolgere nelle restanti regioni e province d’Italia.

È consentito lo svolgimento delle attività nei comprensori sciistici, a condizione che il gestore provveda alla limitazione dell’accesso agli impianti di trasporto chiusi assicurando la presenza di un numero massimo di persone pari a un terzo della capienza ordinaria (funicolari, funivie, cabinovie, etc.).

Sono sospese invece le procedure concorsuali pubbliche e private, a esclusione dei casi in cui venga effettuata la valutazione dei candidati esclusivamente su basi curriculari e/o in maniera telematica. Sono esclusi da questa indicazione i concorsi per il personale sanitario, ivi compresi gli esami di Stato e di abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo, e quelli per il personale della Protezione Civile.

Tra le altre misure previste figura la limitazione dell’accesso dei visitatori alle aree di degenza da parte delle direzioni sanitarie ospedaliere e la rigorosa limitazione dell’accesso dei visitatori agli ospiti nelle residenze sanitarie assistenziali per persone non autosufficienti.

Vengono sospesi, poi, i congedi ordinari del personale sanitario e tecnico, nonché del personale le cui attività siano necessarie a gestire le attività richieste dalle unità di crisi costituite a livello regionale. Nello svolgimento di incontri o riunioni, inoltre, dovranno essere privilegiate le modalità di collegamento da remoto, con particolare riferimento a strutture sanitarie e socio-sanitarie, servizi di pubblica utilità e coordinamenti attivati nell’ambito dell’emergenza Covid-19.

Le misure valide sull’intero territorio nazionale

Il decreto della presidenza del Consiglio dei ministri prevede anche misure valide sull’intero territorio nazionale (e quindi anche in Emilia-Romagna): tra queste il favorire il più possibile la modalità di lavoro agile e la sospensione dei viaggi d’istruzione, le iniziative di scambio o gemellaggio, le visite guidate e le uscite didattiche comunque denominate programmate dalle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.

Per quanto riguarda le università, agli studenti non è consentita la partecipazione alle attività didattiche o curriculari, così come nelle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica. Tali attività potranno invece essere svolte, dove possibile, con modalità a distanza, individuate dalle medesime università e istituzioni, con riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità.

Le altre misure valide (in Emilia-Romagna) per la sola provincia di Piacenza

Nella sola provincia di Piacenza (oltre a quelle extraregionali di Bergamo, Lodi e Cremona), dove si concentra la grande maggioranza dei casi positivi riguardanti l’Emilia-Romagna (a causa della contiguità con l’area del Lodigiano, il focolaio più attivo in Italia), oltre a tutte le misure precedenti è disposta anche – nelle giornate di sabato e domenica – la chiusura delle medie e grandi strutture di vendita e degli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali e dei mercati, a esclusione delle farmacie, delle parafarmacie e dei punti vendita di generi alimentari.

Sempre nella sola provincia di Piacenza (oltre che in tutta la Lombardia) sono sospese le attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali (fatta eccezione per l’erogazione delle prestazioni rientranti nei Livelli essenziali di assistenza), centri culturali, centri sociali e centri ricreativi.

 

“Si persegue l’obiettivo di dare un’applicazione omogenea delle misure sull’intero territorio nazionale, tenendo presente il grado di diffusione del virus nelle singole aree, con il contributo decisivo di tutta la comunità scientifica”, ha spiegato il presidente Bonaccini illustrando le misure. “Adesso servono anche misure economiche per tutelare imprese e lavoro nei diversi comparti più colpiti ed esposti, a partire da turismo, cultura e servizi. Ne parleremo mercoledì a Roma con il presidente Conte insieme alle altre Regioni e con tutte le parti sociali: non possiamo permettere che i nostri imprenditori e i nostri lavoratori paghino il prezzo di questa vicenda senza adeguati ammortizzatori. E su questo l’Europa ci deve ascoltare perché, sia chiaro, il problema è comune e servono fondi straordinari. Su questo, il Paese sia unito e la politica non si divida”.

Sulla stessa linea il neo-assessore regionale alla salute Raffaele Donini: “Mi pare che il lavoro che abbiamo fatto assieme al governo e, soprattutto, alle Regioni Lombardia e Veneto sia stato positivo, soprattutto necessario. Un lavoro finalizzato a garantire, da un lato, la sicurezza sanitaria delle persone e, dall’altro, la possibilità per le nostre comunità di mantenere una socialità necessaria, come dimostra la riapertura, seppur parziale, dei luoghi della cultura. E lo abbiamo fatto facendo anzitutto parlare la scienza, seguendo le indicazioni che esperti e professionisti della sanità ci hanno dato, senza guardare ad altro che non fosse la tutela della salute pubblica e delle persone”.