In Italia Rt in lieve calo (1.18), sale l’incidenza dei contagi (176)

ricovero ospedaliero Covid

La seconda riunione di dicembre della cabina di regia tra Ministero della salute, Istituto superiore di sanità e Regioni ha fatto il punto sulla quarta ondata dell’epidemia di nuovo coronavirus in Italia, con un aggiornamento della situazione che ha evidenziato luci (un ulteriore – seppur lieve – calo dell’indice Rt) ma anche ombre (l’incidenza dei contagi ancora in aumento).

Secondo i numeri del ministero e della Protezione civile, il valore dell’indice di trasmissibilità medio – calcolato sui casi sintomatici – dell’infezione da virus Sars-Cov-2 è a quota 1,18 (range: 1,06 – 1,24), in leggera diminuzione rispetto all’1,20 della rilevazione precedente; un dato che rimane comunque per la sesta settimana consecutiva sopra la soglia epidemica (Rt = 1), il valore che separa convenzionalmente una situazione di epidemia in avanzamento (quando Rt è maggiore di 1) da una situazione di epidemia in regressione (quando Rt è inferiore a 1).

In lieve diminuzione anche il cosiddetto “Rt ospedaliero”, ovvero l’indice di trasmissibilità calcolato sui casi di Covid-19 con ricovero ospedaliero: un valore sceso rispetto alla rilevazione precedente da 1,09 a 1,07 (range: 1,03 – 1,11), ma anch’esso ancora al di sopra della soglia epidemica.

È in preoccupante crescita, invece, la pressione sulle strutture ospedaliere, anche se la situazione generale non è ancora arrivata ai livelli di guardia in tutte le regioni o province autonome (ma diverse di queste sono già finite o sono pronte a finire a breve in zona gialla): il tasso di occupazione nei reparti di terapia intensiva a livello nazionale è salito dal 7,3% del 2 dicembre all’8,5% del 9 dicembre, mentre il tasso di occupazione in aree mediche nello stesso periodo ha fatto registrare un incremento dal 9,1% al 10,6%.

Il monitoraggio settimanale sullo stato dell’epidemia in Italia ha confermato, purtroppo, anche il trend al rialzo dell’incidenza settimanale dei contagi, che ha fatto registrare un altro rilevante aumento, passando da 155 a 176 nuovi casi di positività riscontrati ogni 100.00 abitanti; un valore che per la sesta settimana consecutiva è al di sopra della soglia di attenzione di cinquanta nuovi casi ogni centomila abitanti, quella che secondo il Comitato tecnico-scientifico consentirebbe – se non fosse oltrepassata – il miglior controllo della circolazione del virus grazie a un più efficiente contenimento (ovvero l’identificazione dei casi e il tracciamento dei relativi contatti).

È ancora in deciso aumento il numero di nuovi casi di Covid-19 non associati a catene di trasmissione (37.278, rispetto ai 30.966 del monitoraggio precedente), così come è aumentata – seppur leggermente (dal 33% al 34%) – la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti. È in diminuzione, invece, la quota di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (dal 45% al 40%), mentre è aumentato (dal 22% al 26%) il numero dei nuovi casi diagnosticati attraverso le attività di screening.

Per quanto riguarda la classificazione del rischio epidemico delle regioni e delle province autonome, secondo l’ultima rilevazione una sola regione (il Molise) è classificata a rischio basso, nessuna è ritenuta a rischio alto, mentre sono 20 le regioni e le province autonome considerate a rischio moderato; ben cinque di queste, però, sono ritenute ad alta probabilità di progressione verso uno scenario peggiore. Dodici tra regioni e province autonome hanno riportato un’allerta di resilienza, mentre nessuna di loro ha riportato molteplici allerte di resilienza.