Il punto sulla pandemia in Italia: in calo incidenza dei contagi, RT e pressione sugli ospedali

pronto soccorso ospedale Piacenza

L’ultima riunione di gennaio della cabina di regia tra Ministero della salute, Istituto superiore di sanità e Regioni/Province autonome, convocata per fare il punto della situazione sulla cosiddetta “quarta ondata” dell’epidemia di nuovo coronavirus, sempre più caratterizzata dall’impatto della variante omicron (che ha ormai una prevalenza superiore al 95%, secondo l’ultima indagine rapida condotta dall’Iss e dal ministero), ha confermato le tre buone notizie già emerse nell’ultimo monitoraggio.

La prima riguarda la diminuzione del numero dei soggetti positivi, segnale che potrebbe indicare per l’Italia il raggiungimento del picco pandemico di questa ondata. Il monitoraggio sullo stato dell’emergenza sanitaria in Italia, infatti, ha certificato un calo – dopo settimane di continue impennate – dell’incidenza settimanale dei contagi, passata da 2.011 a 1.823 nuovi casi riscontrati ogni centomila abitanti.

Un valore che rimane comunque per la tredicesima settimana consecutiva molto al di sopra della soglia di attenzione di cinquanta nuovi casi ogni centomila abitanti, quella che secondo il Comitato tecnico-scientifico consentirebbe – se non fosse oltrepassata – il miglior controllo possibile della circolazione del virus grazie a un più efficiente contenimento (identificazione dei casi + tracciamento dei relativi contatti). Ma l’Italia, in questa fase, è ancora lontanissima dal rientrare a breve sotto quella soglia, anche se il trend, che era in costante crescita da ormai tre mesi, sta invertendo la direzione.

La seconda buona notizia, invece, riguarda l’RT: secondo i numeri del ministero e della Protezione civile, il valore dell’indice di trasmissibilità medio – calcolato sui casi sintomatici – dell’infezione da virus Sars-Cov-2 è a quota 0,97 (range: 0,86 – 1,18), in diminuzione rispetto alla rilevazione precedente (era a quota 1,31); un dato che è tornato, dopo dodici settimane, al di sotto della soglia epidemica (Rt = 1), il valore che separa convenzionalmente una situazione di epidemia in avanzamento (quando Rt è maggiore di 1) da una situazione di epidemia in regressione (quando Rt è inferiore a 1).

In calo anche il cosiddetto “Rt ospedaliero”, ovvero l’indice di trasmissibilità calcolato sui casi di Covid-19 che necessitano di ricovero ospedaliero: un valore sceso a quota 0,96 (range: 0,94 – 0,99) rispetto all’1,01 della rilevazione precedente, dunque anch’esso di nuovo al di sotto della soglia epidemica. Diverse Regioni e Province autonome, tuttavia, hanno segnalato problemi nell’invio dei dati: non si può quindi escludere quindi che il valore dell’RT ospedaliero possa essere sottostimato.

La terza buona notizia, infine, riguarda gli indicatori relativi alla pressione sulle strutture ospedaliere: il tasso di occupazione nei reparti di terapia intensiva a livello nazionale è leggermente sceso (per la seconda settimana consecutiva), passando dal 17,3% del 20 gennaio al 16,7% del 27 gennaio; nello stesso lasso di tempo, inoltre, il tasso di occupazione in aree mediche ha fatto registrare un decremento, passando dal precedente 31,6% all’attuale 30,4%.

Per quanto riguarda la classificazione del rischio epidemico, secondo l’ultima rilevazione disponibile quattro tra regioni e province autonome sono classificate a rischio alto, otto sono ritenute a rischio basso, mentre nove sono considerate a rischio moderato; tra queste ultime, tuttavia, tre sono sotto osservazione perché ad alta probabilità di progressione verso uno scenario peggiore. Quindici tra regioni e province autonome hanno riportato almeno un’allerta di resilienza, mentre quattro di loro hanno riportato molteplici allerte di resilienza.

È rimasto sostanzialmente stabile il numero di nuovi casi di Covid-19 non associati a catene di trasmissione (652.401, contro i 658.168 del monitoraggio precedente), mentre è in risalita (dal 15% al 18%) la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti. Contemporaneamente è risultata in diminuzione la quota di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (dal 41% al 38%), mentre è aumentata leggermente la percentuale (dal 44% al 45%) dei nuovi casi diagnosticati attraverso le attività di screening.