Diritto alla moda su pelle dei migranti

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Sono garantista sempre. Ma ho letto un po’ di carte su questo caso. Ci sono oltre due milioni di euro assegnati alla Coop Karibu e ad altre associate per sostenere il lavoro dei migranti che sono stati trasferiti in conti esteri (Belgio, Portogallo e altri paesi) o utilizzati per beni di lusso, ristoranti eccetera. Questo signore, arrivato in Parlamento con gli stivali come simbolo del lavoro nei campi, ha giustificato moglie e suocera con il “diritto alla moda” e “diritto all’eleganza”. Sul fatto che il diritto alla moda venisse garantito alla moglie con i quattrini destinati ai lavoratori mal pagati e mal trattati non si è espresso.

In sintesi, Soumahoro ha preso per il naso tutti noi, compreso chi non lo avrebbe mai nemmeno candidato, recitando la parte del difensore dei più deboli sino al punto di entrare in Parlamento e giocando sul proprio farlocco personaggio. Non credo che a sinistra si rendano conto di quanto discredito ricada sulla credibilità di un’intera area politica e sociale.

È un effetto a mio avviso correlato alla decadenza di ogni principio etico che nella Seconda Repubblica ha preso il sopravvento. Soumahoro è stato eletto in Emilia-Romagna con l’alleanza Sinistra-Verdi. Mi chiedo: ma non provano vergogna, questi capetti di partito dinanzi a una scelta del genere? Si sono dimessi? Hanno dato segni di ravvedimento? Non comprendono che la politica non fa per loro, e che sarebbe meglio si trovassero un lavoro decente? Domande retoriche, lo so. Se ne stanno tutti lì, acquattati, come se l’elezione di un soggetto come il sindacalista africano firmato Louis Vuitton non avesse padri né responsabilità. Tutti zitti, aumma aumma, fino alle prossime sceneggiate terzomondiste e immigrazioniste.