Scrissi un anno fa che per valutare l’operato di un sindaco e di un’amministrazione occorressero almeno due anni di tempo. Mi sbagliavo. Il fallimento del progetto Polo della Moda in zona Mediopadana e la storica rottura nei rapporti tra il Comune di Reggio Emilia e il più grande gruppo industriale del territorio, ossia Max Mara Fashion Group di proprietà della famiglia Maramotti, costituisce un disastro di proporzioni tali da consegnare alla storia reggiana Marco Massari e la sua giunta come totem dell’inefficienza e dell’incompetenza politica e amministrativa.
Sin dagli anni Sessanta il Pci filo-sovietico che allora governava la città comprese che far la guerra ideologica a un imprenditore che stava costruendo un impero economico creando centinaia di nuovi posti di lavoro sarebbe stata una follia. Le buone relazioni tra Municipio e Maramotti sono durate oltre mezzo secolo traducendosi in vantaggi reciproci: la stazione Mediopadana e i ponti lungo l’autostrada ne segnarono il punto più alto, una ventina di anni fa. Il patto non detto tra le due parti funzionò sino a ieri: la Famiglia si sarebbe disinteressata alla politica e il Partito-Comune non avrebbe creato ostacoli.
La manifesta impreparazione politica e amministrativa di Massari e del suo staff di collaboratori (tra i quali l’ex capo delle cooperative italiane, Marco Pedroni) ha affrontato la sfida di una città alle prese con crescenti difficoltà quotidiane con l’arroganza dei parvenus. In un anno intero il sindaco non è evidentemente stato in grado di concepire la necessità di integrarsi in un sistema di relazioni che ponga non tanto sé stesso, ma certamente l’istituzione che rappresenta, a piani più alti delle chiacchiere da centro sociale e delle esangui liturgie di questa sinistra minoritaria locale.
Non intendo nemmeno citare il comportamento irresponsabile del sindaco in occasione dell’esplosione all’amianto della ex Inalca, quando solo dopo cinque giorni di inutile attesa si rese conto della gravità ambientale dell’accaduto. Sorvolo sui temi della sicurezza: c’è voluto un anno e la corretta segnalazione del figlio piccolo imprenditore affinché l’ex primario si accorgesse dello strapotere delle mini gang maghrebine nelle strade del centro storico e non solo. E ci sarebbe molto altro.
Mi ripeto: è bastato un anno per comprendere la pericolosità di un’amministrazione capace di spezzare i rapporti con la realtà industriale più importante della storia e del presente reggiano senza nemmeno rendersene conto. Massari ha ricevuto in municipio un gruppetto di lavoratrici in un’azienda del gruppo portategli dalla Cgil, ne ha sposato la causa, non si è neppure peritato, a quanto pare, di contattare i vertici di Max Mara per cercare di comprenderne la posizione, le condizioni reali delle lavoratrici, il punto di vista. Massari, con tutto il rispetto della persona, è semplicemente unfit, inadatto all’incarico, e i suoi collaboratori con lui. Il livello politico del consiglio comunale è quello di un’assemblea di istituto.
La rottura delle relazioni con la galassia Maramotti, un colosso internazionale di quasi 75 anni operativo in 120 paesi, con 6.000 occupati dei quali 4.500 in Italia solo nel comparto abbigliamento di lusso, per non parlare del peso nel mondo del credito e dell’immobiliare, non è solo un disastro reggiano. È un disastro che coinvolge le alte sfere della politica e della finanza italiana, di quelli che un tempo si chiamavano poteri forti. Quei poteri che di Reggio Emilia potrebbero serenamente fare a meno, soprattutto dinanzi a cotanto dilettantismo.
e comunque a me un gruppo internazionale che abbandona di punto in bianco un progetto multimilionario dopo averci già investito in progettualità e programmazione, solo per pochi giorni di polemiche, come minimo ha un discreto problema di governance.
ammesso e non concesso che le motivazioni espresse nella lettera a massari siano quelle reali.
la giunta come sempre non perde occasione di manifestare la propria pochezza, ma pure il gruppo della famiglia maramotti non ci fa per niente una gran figura, malgrado la levata di scudi della stampa tutta.
Direttò, era mejo er commercialista… nun se po’ richiama? …quello coi numeri ce sapeva fa’… Pure la moje je dava ‘na mano a contà… ‘na marea de gente sapeva contà mejo… ma questi che nun sanno manco fa’ ‘na somma, chi l’ha scelti? Er gender-oracolo de Bibbiano?
Beh, pensando alla chiusura delle Notarie, mi viene da pensare che il gruppo abbia a che fare con una crisi evidente…e abbia approfittato della situazione per smarcarsi (non elegantemente)…
anche questa cosa delle Notarie e’ passata abbastanza in sordina…
A fare del facile complottismo si potrebbe anche pensare che l’annuncio del mega progetto “Polo della Moda a Mancasale e Scuola di Formazione Moda/Fashion a San Maurizio” era uscito di punto in bianco tra la sorpresa generale, dopo che erano girate alcune voci sul fatto che la famiglia Maramotti volesse smarcarsi dal manifatturiero del tessile…..
Però Direttore quello che non capisco è che al netto di tutto, Maramotti ha comunque incassato all’ unanimita’ il voto della Giunta Massari, che dibattito a parte (sacrosanto) ha poi finito per avallare il progetto senza se e senza ma. Il dietrofront di Maramotti o nasconde qualcosa di più’ grave ( il progetto Polo della Moda era un bluff in realtà’?) oppure Luigi vuole una nuova marcia dei colletti bianchi come a Torino contro la CGIL di Lama….o vuole che la Giunta intera si rechi a Canossa, pardon al castello di Albinea in ginocchio per poter rimediare alle parole dette con un filo di voce da un esangue Sindaco Massari ?
Basterebbe legger con attenzione la lettera inviata al Sindaco, lì ci sono tutte le risposte
francamente nella lettera inviata a massari leggo solamente motivazioni pretestuose.
il danno d’immagine è dato dal mancato rispetto dei contratti nazionali, non dal fatto che se ne parli. e che i contratti nazionali siano carta straccia nel gruppo maramotti è fatto risaputo e ribadito dall’ispettorato al lavoro.
se il vertice di un gruppo internazionale cancella un progetto da 100 milioni dalla sera alla mattina per qualche giorno di mesto chiacchericcio sui giornali, mi vien da dire che questo gruppo ha un grosso problema di governance.
altrimenti, ed è quello che preferisco pensare, c’è qualcos’altro. e allora la lettera diventa pretestuosa al 100%.
Piu’ la leggo e piu’ mi convinco che da parte dei Maramotti abbiano cercato ed aspettato (o addirittura creato, visto la singolare coincidenza delle tempistiche) il pretesto per questo incredibile salto carpiato all’indietro.
Avrei giustificato una presa di posizione cosi’ netta solo se si fosse arrivato a tanto dopo asprissime battaglie sindacali (negli anni 70-80 lo scontro era molto, molto piu’ acceso…). La proprieta’ ha completamente riconsiderato l’intero piano industriale ed ha giudicato l’investimento non piu’ giustificabile o non piu’ sostenibile. Per Reggio Emilia in generale mi pare assai preoccupante.
Karo Kursk, sono completamente d’accordo con lei.
Sono rimasto spiazzato anch’io da come Maramotti abbia voluto chiamare “irrevocabile” la sua decisione, a significare possibilità di dialogo ZERO.
Ciò mi ha fatto pensare che l’azienda abbia avuto un ripensamento circa l’intero investimento e che possa aver addirittura “provocato” la protesta delle lavoratrici di San Maurizio al fine di “giustificare” questa decisione di recedere.
Mi ha insospettito ancor di più leggere che MaxMara NON aveva ancora nemmeno acquistato l’area su cui edificare il tutto.
Mah…
potrebbe anche darsi che all’interno della famiglia Maramotti non ci fosse questa visione unanime sul progetto. Magari non tutti erano dell’idea di investire decine e decine di milioni di euro nel “polo della moda”…
e tanta e’ stata la loro sorpresa quando il povero sindaco Massari gli ha fornito l’assist piu’ inatteso…..
…esatto. Bravo
ho pensato pure io ad una maniera per smarcarsi da un investimento forse ritenuto poco avveduto, ma sul quale la famigli maramotti si era esposta, ed al contempo sculacciare un sindaco che si è permesso una mezza parola di critica nei confronti del gruppo.
anche a livello di investimenti già fatti e di programmazione mi sembra una mossa molto strana.
a livello mediatico vedo un massacro della giunta, che, per carità, non risparmia mai dimostrazioni della propria pochezza.
ma vedo molto poco sottolineata l’estrema arroganza di una proprietà che non si fa scrupolo di fare e disfare a proprio piacimento, il tutto senza rispettare ormai da decenni i contratti nazionali.
è sicuramente importante mantenere le aziende sul territorio, ma se le leggi vengono scritte de facto dalle aziende, che si prendano pure le responsabilità che il potere politico comporta. altrimenti, che si adeguino. qualche paletto, pur minimo, va mantenuto.
a livello mediatico e’ una colossale figura di palta anche per il gruppo Max Mara
che si smarca da un progetto che ha presentato in pompa magna e che (come sempre) la terribile giunta zarista di Reggio emilia gli ha ratificato nei tempi e nei modi voluti. Ed io sono il primo a criticare l’esangue sindaco e la sua Giunta di inetti, ma continuo a pensare che Maramotti, su questa faccenda, non dica tutta quanta la verita’…..è stata la sua clamorosa uscita a dare risalto e peso alle dichiarazioni di 4 sprovveduti che sarebbero ben presto finite nell’oblio….
Esangue davvero….tra una frattura e l’altra, anche in senso metaforico.