Nelle ultime ore ha raggiunto più di 16mila adesioni la raccolta di firme online lanciata dai sindacati Cgil, Cisl e Uil sulla piattaforma Change.org per protestare contro l’articolo 7 del decreto-legge 14/2020 del ministro della salute Roberto Speranza, che prevede l’abolizione della quarantena per il personale sanitario a meno che non siano presenti sintomi conclamati della malattia Covid-19.
Nel frattempo le sigle Fp-Cgil, Fp-Cisl e Uil-Fpl dell’Emilia-Romagna hanno dunque fatto appello alla Regione affinché venga garantita al più presto l’effettuazione del tampone su tutti gli operatori sanitari per assicurarsi che non abbiano contratto il Coronavirus prima che rientrino in servizio.
I sindacati hanno apprezzato l’intenzione preannunciata dalla Regione di predisporre un piano di potenziamento dei test, anche per gli asintomatici, a partire proprio dagli operatori sanitari (“d’altronde ampliare la platea delle persone da sottoporre a tampone è una richiesta dell’Oms, e quindi della comunità scientifica”, hanno spiegato le sigle sindacali), chiedendo però con decisione al presidente della Regione Stefano Bonaccini e all’assessore regionale alla sanità Raffaele Donini di agire il prima possibile: “Serve un impegno concreto e rapido a tutela della salute di chi lavora e della popolazione, perché la situazione attuale ci preoccupa moltissimo”.
Tutti i professionisti delle strutture sanitarie e socio-sanitarie dell’Emilia-Romagna, secondo Fp-Cgil, Fp-Cisl e Uil-Fpl, “devono essere dotati immediatamente dei giusti dispositivi di protezione individuale e sottoposti subito al tampone, anche se asintomatici, così da accertare se hanno contratto o meno il virus. È inoltre fondamentale che vengano messi in quarantena fino all’esito del tampone”.
“Essere sicuri che medici, infermieri, Oss, tecnici di radiologia e di laboratorio, fisioterapisti e tutti gli operatori in servizio a contatto con pazienti positivi abbiano la certezza di un tampone negativo è il primo strumento per evitare di trasformare le strutture sanitarie in punti di propagazione del virus”.
“Sappiamo – hanno concluso i sindacati regionali – che eseguire i tamponi a tutto il personale entrato in contatto diretto con pazienti positivi comporta un impegno organizzativo e di risorse importante, come sappiamo che sia altrettanto uno sforzo privarsi dei professionisti in attesa del referto del tampone, ma lo riteniamo l’unico strumento, in una prospettiva temporale dell’emergenza oggi non conosciuta, per tutelare la salute dei professionisti, dei loro familiari e dell’intera collettività”.
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