Scrive in una nota il segretario provinciale di Azione a Reggio Emilia, Marco Cassinadri: “Lunedì abbiamo partecipato all’interessante dibattito nell’ambito dell’iniziativa “Noi contro le Mafie” promossa da diversi comuni reggiani e dalla Provincia.
Relatore d’eccezione lo storico, scrittore Antonio Nicaso che, insieme a Rosa Frammartino, coordina da anni questa bella, utile ed interessante iniziativa itinerante.
Abbiamo molto apprezzato gli interventi del Prefetto di Reggio Emilia, dott.ssa Iolanda Rolli, del Questore di Reggio Emilia, dott. Giuseppe Ferrari, del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro, dott. Nicola Gratteri, e del Direttore Generale di Pubblica Sicurezza e della Direzione Investigativa Antimafia dott. Maurizio Vallone.
I relatori hanno evidenziato come quattro siano i pilastri, come in particolare ha detto il dott. Vallone, che devono costantemente muovere l’attività anti mafia.
Il primo, di natura amministrativa, è la prevenzione. Prevenzione che è posta in essere essenzialmente dai Prefetti e che si concretizza nelle interdittive (a Reggio Emilia dall’inizio dell’anno sono già state 82). A riguardo il Prefetto Rolli ha richiamato giustamente tutti, nessuno escluso, ad essere “sentinelle” sul proprio territorio.
Il secondo pilastro consiste nel sottrarre beni mobili ed immobili ai criminali: “il mafioso non teme il carcere, anzi, ma la perdita dei propri beni sì”. Il terzo pilastro è attivato dall’autorità giudiziaria con il codice di procedura penale, nello specifico il 416bis mentre l’ultimo è il regime restrittivo del carcere duro 41bis.
A fronte del secondo pilastro, ossia la sottrazione di beni alle organizzazioni malavitose, nel dicembre 2019 su una testata giornalistica locale abbiamo appreso che esistevano “in tutta la provincia beni confiscati alla mafia 35 negozi e società e 140 beni immobili”.
Sappiamo benissimo che passano purtroppo anni da quando, alla confisca, fa seguito l’assegnazione da parte dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati agli enti ed amministrazioni che ne fanno richiesta.
Tuttavia invitiamo innanzitutto i nostri rappresentanti neo eletti in Parlamento a revisionare l’intera procedura affinché essa venga snellita e i beni non vengano affidati quando ormai sono in degrado e troppo costosi per essere facilmente riutilizzati.
Consigliamo ad esempio di attivare una buona prassi, a mio avviso indispensabile e invece ora assente, ossia che i Tribunali segnalino automaticamente ai singoli comuni la presenza di beni confiscati sul territorio e che di questo sia data la più ampia informazione ai cittadini.
Invitiamo tutte le amministrazioni comunali reggiane ad attivarsi quanto prima al fine di ottenere l’accredito presso ANBSC per poter sapere quali siano i beni presenti sul proprio territorio e di attivare tutti canali utili affinché i 35 nego e società e i 140 beni immobili non deperiscano perdendo valore ma diventino il simbolo di una risposta concreta agli affaristi illegali della criminalità.
Infatti la confisca di un bene illecitamente acquisito è la dimostrazione della presenza dello Stato sul territorio mentre la sua riconsegna e il suo utilizzo a scopi sociali segnano una vittoria da parte dello stesso e costituiscono incentivo per la cittadinanza”.
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Stato di abbandono? Io direi più atti di vandalismo...
Sono sempre più vergognosi senza un briciolo di pudore ,superpagati per scaldare le poltrone e non per risolvere i problemi reali della gente !
La sinistra vuole solo governare non pensa le cose importanti per gli italiani anche se non è in grado di farl: pur di avere voti […]