Anna Kuliscioff, rivoluzionaria amata da Turati

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“A Milano non c’è che un uomo, che viceversa è una donna, la Kuliscioff”, Antonio Labriola.

Due targhe, poste rispettivamente nel 1948 e nel 1987 in corso Vittorio Emanuele al n. 23, proprio di fianco al Duomo di Milano, ricordano l’abitazione dell’avvocato Filippo Turati e della dottoressa Anna Kuliscioff.

Anna non credeva nella istituzione borghese del matrimonio e i due non si sposarono mai, pur continuando ad amarsi per tutta la vita. L’appartamento che condivisero dal 1892 al 1925 divenne il punto di riferimento culturale e politico del socialismo italiano, nonché la sede della rivista Critica sociale. E Anna Kuliscioff ne fu l’indiscussa animatrice.
Una delle due targhe recita: “In questa casa dal 1892 al 1925 due vite intrecciate Filippo Turati e Anna Kuliscioff irradiarono sui lavoratori la luce e il conforto della fede nel socialismo”.

L’epigrafe incisa sul marmo fu dettata da Alessandro Schiavi, allievo di Antonio Labriola e poi biografo di Turati, nell’ottobre del 1948.
Appena trasferita nella nuova abitazione, Anna invitò a visitarla Andrea Costa, il suo primo amore e padre della figlia Andreina. Gli scrisse: “Nel mio appartamento si trova anche la redazione e l’amministrazione della Critica sociale, perciò montagne di giornali, libri, carte che debbo ordinare, collocare e così via. Spero che però per il tuo arrivo ai primi di ottobre saremo in ordine”. Costa però, a quanto risulta, non vedrà mai quel luogo.
Critica sociale venne fondata a Milano il 15 gennaio 1891 da Filippo Turati e diventò l’espressione della tendenza riformista all’interno del partito socialista. Più volte sequestrata e censurata dal fascismo, la rivista cessò le pubblicazioni il 15 ottobre 1926. Nel secondo dopoguerra riprese ad uscire fino ai giorni nostri.

Tutti i principali esponenti della cultura progressista di quegli anni passarono da quelle stanze, lanciando il loro grido d’allarme contro le ingiustizie della società borghese, nel tentativo di forgiare le coscienze del proletariato alla lotta per il socialismo. Non solo. La casa fu frequentata anche da operaie, sarte, piccole impiegate, insieme a scrittrici e giornaliste.

Coloro che ebbero il privilegio di entrare in quell’appartamento con vista sulle guglie del Duomo, ricordarono sempre il piccolo divano verde, dove stava in genere seduta la Kuliscioff, un tavolino sempre coperto da libri e giornali. Quelle pareti videro passare tanti personaggi che fecero la storia dell’Italia, come Giacomo Matteotti, Carlo Rosselli, don Romolo Murri, il futuro sindaco di Milano Antonio Greppi o il giovanissimo Lelio Basso.

Anna collaborava quotidianamente con Turati, con Treves e il resto della redazione, all’impostazione del prossimo numero di Critica Sociale, sceglieva gli argomenti da trattare, definiva la linea della rivista sulle principali tematiche politiche o culturali. Claudio Treves fu certamente uno dei più assidui e stimati frequentatori di casa Turati-Kuliscioff. Lei lo considerò sempre, non solo un caro amico affidabile, ma uno dei più importanti giornalisti italiani. Treves era arrivato a Milano per dirigere La lotta, il giornale dei socialisti milanesi, per passare poi alla direzione de Il Tempo e dell’”Avanti!.

Quella casa, a partire dal 1912, ospitò anche la redazione del giornale, fondato dalla Kuliscioff, La difesa delle Lavoratrici, il primo organo ufficiale delle donne socialiste italiane. In quell’impresa coraggiosa e, per certi versi, anche provocatoria, furono con lei Margherita Sarfatti, Carlotta Clerici, Argentina Altobelli, dirigente della Federterra, e tante altre compagne.

Una importante testimonianza del carattere di Anna e del clima che grazie a lei si respirava in quello studio ci è stata offerta dal forlivese Alessandro Schiavi:” la padrona di casa stava sempre seduta all’angolo del piccolo divano verde, tra le finestre, con un tavolino quadrato davanti con giornali e un vasetto di sigarette macedonia.

La signora Anna mostrava un sorriso accogliente, un parlar piano e dolce, un interessamento sempre vivo e spontaneo dei casi tuoi, che tutti si sentivano a loro agio e liberi d’esprimersi. Partecipava alle discussioni politiche con la chiarezza con la quale vedeva le situazioni, anche le più intrigate, l’acutezza con la quale presentava le soluzioni”.
I più assidui frequentatori del “salotto” della Kuliscioff furono naturalmente i riformisti. Pochi furono i massimalisti e i rivoluzionari ricevuti. Solo ad Angelica Balabanoff dedicò, il 29 gennaio 1906, un paio di ore di conversazione e l’impressione che ne ricavò fu positiva, oltre ogni aspettativa.

Oltre ai milanesi, molti altri socialisti frequentarono, nel corso degli anni, casa Kuliscioff. Ricordiamo, solo per citarne alcuni, Camillo Prampolini, Emanuele Modigliani, Oddino Morgari, Giovanni Zibordi, Rodolfo Mondolfo, il sindaco Caldara, Pietro Nenni, Gaetano Salvemini, Ivanoe Bonomi e, soprattutto, Leonida Bissolati, le divergenze politiche con il quale non inficiarono mai la loro amicizia.

Fu lei, nel lontano 1892, a trovare le parole più appropriate per convincere l’incerto Prampolini ad assumere la direzione del giornale milanese Lotta di classe, che rappresentò il primo tentativo di dotare il partito socialista di un giornale nazionale.

Per oltre trent’anni in quella stanza si creò l’edificio del socialismo italiano, che poi venne distrutto in poco tempo dal regime totalitario. Con i primi anni venti, anche la vita della “dottoressa dei poveri”, che aveva lasciato una brillante carriera di ricercatrice universitaria per curare i più poveri e gli abbandonati, si avviò verso la fine.
La “Russa dai capelli d’oro”, come amavano chiamarla, morì il 27 dicembre 1925 a 71 anni. Il suo funerale si svolse il 29 dicembre e fu accompagnato dalla violenza di alcuni fascisti che si scagliarono contro le carrozze, strappando corone e bandiere.

Nonostante uno spiegamento imponente di polizia, che schedò i convenuti, moltissimi socialisti parteciparono alle esequie. Anna lottò tutta la vita per un socialismo che eliminasse lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sostenendo soprattutto le battaglie utili per difendere e rivendicare i diritti delle donne.

Il femminismo della Kuliscioff non fu mai settario e sempre calato nelle valutazioni concrete della realtà, ma non meno coraggioso nell’avanzare le sue richieste. Raramente Anna firmò gli articoli su Critica sociale, il più delle volte si limitò a segnare NOI o K-T.
Gli articoli che portarono la sua firma furono quelli sui diritti delle donne, sul lavoro minorile, sulla lotta per l’uguaglianza, per il salario o per il voto universale, donne comprese. In quest’ultima battaglia si scontrò anche con il partito e con lo stesso Turati, che considerando il mondo femminile ancora troppo influenzato dal clero e dai loro principi retrogradi, si mostrava timoroso delle conseguenze che avrebbe comportato.

Tenne conferenze ovunque la chiamassero, scrisse trattati sugli argomenti che le stavano più a cuore, incoraggiò il suo compagno e gli amici a battersi contro i nemici esterni e gli avversari interni al partito, irradiò sempre speranza negli animi dei compagni.
Evidentemente quella piccola, bella, colta, generosa, combattiva donna, che aveva osato lanciare il sasso nello stagno del conformismo borghese e clericale ottocentesco, restava pericolosa anche dopo morta e la sua determinazione andava punita anche con l’oltraggio al suo ultimo viaggio.




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