Aemilia, riparte il processo alla ‘ndrangheta

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Alle 9.30 del 13 febbraio inizierà l’appello di ‘Aemilia’, il maxiprocesso contro la ‘ndrangheta in Emilia-Romagna. Il presidente della seconda sezione penale della Corte di appello di Bologna Alberto Pederiali ha infatti fissato la prima udienza per 24 imputati processati in abbreviato, mentre per gli altri, 120 posizioni, il secondo grado inizierà il 19 febbraio. Le udienze si terranno nell’aula speciale del carcere della Dozza, appena ristrutturata proprio per questo dibattimento.

In primo grado il processo si era concluso con 118 condanne per oltre 1.200 anni di carcere complessivi, più altre 24 in abbreviato. Tra gli imputati anche l’ex calciatore campione del mondo Vincenzo Iaquinta, condannato a due anni per reati di armi, ma senza l’aggravante mafiosa contestata dalla Dda. In appello l’accusa sarà sostenuta dai sostituti pg Luciana Cicerchia, Lucia Musti, Valter Giovannini. Sono fissate udienze fino all’11 giugno, due-tre a settimana.

Sindacati presenti in aula. Nel giro di pochi giorni si entrerà di nuovo nel vivo di una vicenda giudiziaria e di criminalità organizzata che ha segnato profondamente questa regione: il più grande processo italiano alla ‘ndrangheta.

Il 13 e il 19 febbraio, nell’aula speciale allestita all’interno della Casa Circondariale Dozza di Bologna, prenderà avvio il processo d’appello Aemilia, relativo ai riti abbreviati ed al rito ordinario svolti a Reggio Emilia, conclusi con la
storica sentenza del Tribunale pronunciata il 31 ottobre 2018. All’udienza del 13 febbraio saranno presenti i segretari generali Luigi Giove, Filippo Pieri e Giuliano Zignani. Negli stessi giorni, 18 febbraio, la Corte d’Appello di Bologna celebrerà la prima udienza relativa alla sentenza della Corte di Cassazione riferita ai primi riti abbreviati del processo Aemilia. L’indagine prima, ed i processi poi, hanno messo in luce la portata enorme dell’azione messa in atto da un’associazione ‘ndranghetista che si è radicata in numerosi settori dell’economia, in grado di penetrare la società, tale da produrre una profonda alterazione che non ha risparmiato il tessuto democratico di questa regione.

Il lavoro ha rappresentato una componente fondamentale del disegno criminoso messo in atto. Il suo sfruttamento, e la conseguente negazione dei diritti, hanno avuto un ruolo essenziale nei meccanismi di accumulazione e arricchimento della ‘ndrangheta. Sono emerse situazioni, di portata anche drammatica, che hanno messo in evidenza le modalità di assoggettamento di tante persone, dei lavoratori alle regole mafiose. Una condizione grave e pervasiva che ha trovato un argine fondamentale nell’azione messa in campo dalla magistratura e dalle forze dell’ordine. Ma a risultare fondamentale è stata anche la risposta che le forze sociali – sindacato, associazionismo antimafia – e delle stesse istituzioni locali che hanno saputo reagire per contrastare le mafie in questa regione.

Cgil, Cisl e Uil regionali dell’Emilia Romagna, e le due Camere del Lavoro di Modena e Reggio Emilia, hanno avuto un ruolo di primo piano all’interno della importante vicenda processuale Aemilia, a partire da quello svolto come parti civili. Sia le sentenze di primo grado del Tribunale di Reggio Emilia che quella della Corte di Cassazione, riconoscono l’azione svolta in questi anni dalle organizzazioni sindacali nel contrasto al tentativo di penetrazione delle mafie. Sentenze che hanno riconosciuto come le organizzazioni sindacali siano state parti lese nell’esercizio della propria libertà associativa. La sentenza della Corte di Cassazione, in particolare, si è spinta oltre, rilevando come il “sindacato annoveri tra le proprie finalità la tutela delle condizioni di lavoro” anche “per quanto attiene la tutela delle libertà individuali e dei diritti primari del lavoratore”. Dove c’è la mafia non può esserci sindacato e non può esserci l’esercizio della tutela dei diritti dei lavoratori. È con questo spirito e con questo impegno che Cgil, Cisl, Uil dell’Emilia-Romagna affronteranno questo ulteriore passaggio processuale, con l’obiettivo di vedere ribadite le ragioni del lavoro in opposizione all’azione intrapresa dalle consorterie criminali radicatesi nel nostro territorio.