Aemilia, Anm contro gli avvocati reggiani: chi ci delegittima fa il gioco della mafia

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L’Associazione nazionale dei magistrati dell’Emilia-Romagna (Anm) va all’attacco dell’Ordine degli avvocati reggiani che nei giorni scorsi si erano espressi pubblicamente sollevando dubbi sull’inchiesta Aemilia, che ha portato al processo contro le cosche della ‘ndrangheta trapiantate al Nord. I legali, in sintesi, avevano chiesto o sollecitato la magistratura a indagare anche a sinistra, guardando nelle pieghe del governo cittadino e agli ambienti attigui. Tale presa di posizione dei professionisti aveva sollevato una ridda di reazioni opposte: prima fra tutte quella del sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, che aveva definito inquietanti le parole degli avvocati, sino a indicarli schierati con una parte politica, la destra. Al commento del primo cittadino ne sono poi seguiti altri: chi per contrastarne il pensiero, come nel caso degli avvocati cattolici o alcuni esponenti del centrodestra, e chi per difenderlo, in particolare all’interno del centrosinistra.

Ora sono i magistrati a scendere in campo per difendere l’architettura dell’investigazione e del dibattimento contro la mafia sul territorio reggiano. Dice l’Anm in una nota: “La giunta esprime rammarico istituzionale verso chi, nonostante sia stato parte del processo e del processo ha potuto studiare gli atti e contribuire direttamente alla formazione del compendio probatorio, avalla accuse (incomprensibilmente reiterate negli ultimi giorni da un ex magistrato non più in servizio), che non risultano essere mai state formulate nelle opportune sedi investigative e processuali”. E continuano: “Ci si riferisce, infatti, alla presa di posizione proveniente da un ente pubblico istituzionale, quale l’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia, con cui si sostengono nei fatti le accuse (del tutto scollegate dalle emergenze probatorie del processo Aemilia) di una volontaria omissione di approfondimento investigativo dei rapporti fra la politica locale ed esponenti della criminalità organizzata, radicata nel territorio reggiano, mosse ai magistrati inquirenti”. E concludono: “Si tratta, quelle poste a base del comunicato dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia, di accuse che risuonano come mere illazioni e rischiano di delegittimare un lavoro di enorme portata, condotto con serietà, professionalità, abnegazione e sacrificio personale. Si colgono in questo preoccupanti assonanze con quanto successo in passato in altre realtà che ci ha insegnato come l’affermazione del fenomeno mafioso passi anche dai tentativi di delegittimazione di chi ha svolto e svolge il proprio servizio con dedizione, costanza e doveroso approfondimento di fatti idonei ad integrare indizi di reato”.