Nella mattinata di mercoledì 28 ottobre alcune centinaia di persone tra gestori di locali e di alberghi, baristi, ristoratori, tassisti, titolari di palestre, scuole di danza e circoli sportivi si sono ritrovati in piazza Maggiore a Bologna per protestare contro le chiusure imposte dall’ultimo Dpcm, che da lunedì scorso ha introdotto misure più restrittive nel tentativo di contenere i contagi da coronavirus, che nelle ultime settimane hanno mostrato una crescita preoccupante in tutto il Paese.
Erano presenti anche esponenti di Forza Nuova e del mondo ultrà: la Digos e le forze dell’ordine hanno presidiato piazza Maggiore e piazza del Nettuno, senza tuttavia che si verificassero scontri o disordini come avvenuto invece nei giorni scorsi durante analoghe manifestazioni in altre città italiane.
Il primo appuntamento è stato quello degli “Esercenti resistenti”, guidati dall’ex consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Giovanni Favia, titolare di alcuni locali in centro a Bologna. Dopo un presidio, i commercianti hanno organizzato un corteo con mascherine e striscioni. “Politicanti inadeguati stanno distruggendo il nostro futuro”, ha detto Favia al megafono: “Il governo ci chiude? Il governo deve pagare. La prima preoccupazione è per i miei dipendenti: la cassa integrazione è da fame, ancora meno del reddito di cittadinanza. Non siamo criminali che spaccano le vetrine, chiediamo solo di potere lavorare”.
Durante il sit-in di Fipe-Confcommercio, invece, sul crescentone di piazza Maggiore sono state stese tovaglie bianche apparecchiate simbolicamente con piatti e bicchieri. “Il commercio e il turismo sono stati colpiti pesantemente dagli effetti del virus”, ha commentato il presidente di Confcommercio Ascom Bologna Enrico Postacchini, “ma hanno fatto di tutto per lavorare in sicurezza. E sono qui per chiedere di potere continuare a farlo. Gli orari delle città devono essere riorganizzati”. “Abbiamo ristoranti e botteghe sicure”, ha aggiunto il presidente dei ristoratori di Fipe Confcommercio Ascom Bologna Vincenzo Vottero: “Vogliamo spiegazioni”.
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