Unesco, la cucina italiana diventa patrimonio culturale immateriale dell’umanità

cappelletti preparazione Testori – TC

Mercoledì 10 dicembre il Comitato intergovernativo della Convenzione del 2003 dell’Unesco (l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, la comunicazione e l’informazione), riunito a Nuova Delhi, in India, ha approvato il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio culturale immateriale dell’umanità.

In questo modo l’Unesco ha riconosciuto la rappresentatività della cucina italiana come veicolo di cultura: un insieme di saperi non solo culinari, ma anche conviviali e sociali che sono trasmessi di generazione in generazione su tutto il territorio nazionale. “Attraverso la condivisione del cibo, la creatività gastronomica e lo stare insieme, la cucina italiana si fa portatrice valori di inclusività e di sostenibilità ambientale”, si legge sul sito dell’Unesco.

Un riconoscimento che, secondo Coldiretti Reggio, “affonda le sue radici nella tradizione culinaria di origine contadina e nella ricchezza degli innumerevoli piatti regionali”, come hanno sottolineato il presidente dell’associazione Matteo Franceschini e il direttore Alessandro Corchia.

L’Emilia-Romagna è leader nel mondo per numero e valore di prodotti a denominazione, con 44 eccellenze tra Dop e Igp (che a gennaio dovrebbero diventare 45, con la conclusione dell’iter per l’erbazzone reggiano Igp) e trenta vini certificati.

“È un risultato importantissimo per l’agroalimentare nazionale, anche della nostra regione e provincia. Non possiamo che essere orgogliosi e contenti per questo riconoscimento che rappresenta un risultato importante anche dal punto di vista della crescita del Paese”, hanno sottolineato Franceschini e Corchia.

Oggi la cucina italiana nel mondo vale ben 251 miliardi di euro, con una crescita del 5% rispetto all’anno precedente, secondo l’analisi di Coldiretti sui dati del Deloitte Foodservice Market Monitor 2025. Gli Stati Uniti e la Cina rappresentano, insieme, oltre il 65% dei consumi globali di cucina italiana.

La stessa provincia reggiana ha un prezioso patrimonio gastronomico che affonda le sue radici nella tradizione dei suoi territori: dei quasi 400 prodotti agroalimentari tradizionali dell’Emilia-Romagna, infatti, Reggio ne custodisce ben il 25%.

Questa tradizione, ha ricordato Coldiretti Reggio, “richiama turisti, appassionati del cibo, food blogger e gastronauti, dall’Italia e dall’estero, e preserva dalla scomparsa preparazioni e ricette della tavola contadina. Se la buona tavola è una delle ragioni principali di attrazione per i turisti e i consumatori, la ricchezza di storie e tradizioni ne sono il condimento che rendono la cucina autentica”.



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