Viaggi della Memoria. La Segre: ad Auschwitz si va in silenzio e non in pelliccia

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I viaggi della Memoria “non sono gite”, ad Auschwitz “si va in silenzio, con vestiti adeguati”, come “in un santuario”, in “un modo civile, religioso, nostalgico” e “magari avendo saltato la colazione del mattino”.

Poco prima che a Palazzo Madama arrivasse il primo via libera unanime al disegno di legge per un fondo a favore delle scuole superiori per visitare i campi nazisti, Liliana Segre ha mandato un chiaro messaggio a chi si reca in quei luoghi di sterminio, a cui la senatrice a vita è sopravvissuta e dove non ha voluto mai fare ritorno.

In Senato – dove su proposta del presidente Ignazio La Russa il Giorno della memoria sarà ricordato alla vigilia, il 26 gennaio – Segre ha rievocato le immagini “di un gruppo di ragazzi olandesi” che sotto la scritta Arbeit macht frei entravano nel lager “ascoltando la musica e leccando un gelato”.

Ma anche l’invito declinato per il cinquantenario della liberazione, nel 1995, con capi di stato e governo: “Non me la sono sentita. Quando poi ho letto e sentito alla radio la descrizione delle pellicce della regina di Olanda e di Berlusconi ero contenta di non aver accettato”.

Le visite delle scolaresche nei campi di concentramento “hanno una portata senza eguali per far constatare il risultato dell’antisemitismo e di un’ideologia perversa”, ha sottolineato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, presentando le iniziative per il Giorno della memoria patrocinate da Palazzo Chigi. Serve però, “uno sforzo di cercare un linguaggio vicino ai giovani per non far sembrare lontano quel dramma”.