Venerdì 16 settembre al teatro Valli di Reggio la musica di Oumou Sangaré inaugura il Festival Aperto

Oumou Sangaré ph. Holly Whittaker

L’edizione 2022 del Festival Aperto, organizzato dalla Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, sarà inaugurato venerdì 16 settembre alle 20.30 al teatro municipale Valli da Oumou Sangaré, una delle voci più apprezzate del Mali nonché figura di grande rilievo della musica africana.

L’artista, conosciuta anche per il suo impegno in difesa dei diritti delle donne, porterà a Reggio la sua nuova musica, tra cui l’ultimo album “Timbuktu”, uscito proprio quest’anno.

Sangaré è famosa in tutto il mondo per la sua musica vibrante e potente, che spesso contiene messaggi rivoluzionari su temi come diritti delle donne, tradizione e povertà. Dopo l’album d’esordio “Moussolou”, datato 1989, tra le tappe più importanti del viaggio musicale della cantante maliana figurano alcune delle registrazioni più importanti nella storia della musica africana contemporanea: “Ko Sira” (1993), “Worotan” (1996) e “Seya” (2009), quest’ultimo nominato per un Grammy Award.

Contando tra le sue fan artiste del calibro di Alicia Keys, Aya Nakamura e Beyoncé (che ha campionato il classico “Diaraby Nene” per la colonna sonora del film “Il Re Leone” del 2019), Sangaré ha da tempo rotto le barriere che separano i continenti e gli stili musicali.

“Timbuktu” è l’ultimo atto di un’epopea musicale senza precedenti, che ha consacrato un’artista partita dai quartieri poveri di Bamako e diventata una musicista di fama mondiale e un’attivista. L’album intreccia intime connessioni sonore tra gli strumenti tradizionali dell’Africa occidentale e quelli legati alla storia del blues, in particolare il kamele n’goni e i suoi lontani eredi, il dobro e la slide guitar.

“La musica è dentro di me”, ha spiegato Sangaré: “Senza di essa non sono niente e niente può portarmela via! Ho messo la mia vita in questo disco, tutta la mia vita, questa vita in cui ho conosciuto la fame, l’umiliazione della povertà e della paura, e da cui oggi traggo gloria”.