Silk Faw: cosa faremmo noi

Silk Faw S9 al Tecnopolo di Reggio

Proviamo, per gioco, a porci una domanda: che cosa faremmo noi se fossimo, anche solo per poche ore e proseguendo nel gioco, al posto dei pubblici amministratori della Regione Emilia Romagna e del Comune dì Reggio Emilia, a proposito della vicenda Silk Faw?

Ce lo chiediamo in qualità di cittadini-azionisti di questo territorio che investono un capitale assai delicato: la propria fiducia che si materializza in consenso elettorale.

Il quale, se il dividendo convince, viene periodicamente rinnovato, altrimenti si rivolge altrove.

Pertanto, noi cittadini-azionisti non siamo prioritariamente interessati alle ragioni dell’investitore straniero: a noi preme sapere, prima di tutto, ciò che al riguardo sanno Regione e Comune.

Quando le convenienze tra pubblico e privato si separano, in partenza vorremmo conoscere il punto di vista di chi ci rappresenta nella gestione della cosa pubblica.

Il resto seguirà.

E allora, tornando all’interrogativo iniziale, cosa faremmo al loro posto di fronte a rinvii, promesse non mantenute, fascicoli giudiziari aperti, critiche politiche?

Noi faremmo questo: diremmo pubblicamente ai cittadini-azionisti tutto ciò che, ad oggi, sappiamo sull’argomento.

Lo faremmo rivolgendoci direttamente ed esclusivamente a loro, cioè ai cittadini-azionisti e a nessun altro: non a Silk Faw, non alle opposizioni e non ad altri soggetti.

Per questi ci sono già le sedi deputate.

Parleremmo alle persone, elettori e non elettori del centrosinistra, senza filtri e mediazioni.

E se non sapessimo davvero niente, oltre a quanto già detto e scritto fino ad ora, diremmo pubblicamente che non sappiamo davvero niente.

Dire di non sapere niente non è, infatti, come non dire niente: di mezzo c’è la trasparenza necessaria a premiare la fiducia ricevuta e utile a cercarne di nuova.

Non è tanto e unicamente questione di limitare brutte figure: la trasparenza è una delle occasioni in cui bisogni e diritti trovano casa nello stesso luogo.

E a noi pare che questo sia il momento di distribuire un surplus di dividendo in trasparenza verso i propri cittadini-azionisti.

Un’esigenza prorogabile per Silk Faw.

Urgente, invece, per Bonaccini e Vecchi. (f.d.)