Scuola. Servono più iniziativa e coraggio

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Ho letto con gratitudine l’intervento dell’amico Nando Rinaldi, sulla Gazzetta, in risposta al mio, ormai di alcuni giorni fa, e vorrei chiarire alcune mie affermazioni recenti, richiamandomi alle preziose sollecitazioni non solo di Rinaldi, ma anche di Vanna Iori e, in forma privata, di altri amici e amiche del Pd, o non del Pd, rispetto al tema della ripresa della scuola a Settembre.

Concordo con Rinaldi quando ricorda, saggiamente, che «oggi non è il tempo di alimentare divisioni, ma semmai di costruire alleanze e di mettere in campo le migliori energie e intelligenze che la comunità reggiana può offrire». Anche il mio intervento, forse frainteso, andava in quella direzione: tentavo di dare il mio contributo sollecitando l’amministrazione comunale, e le sue istituzioni scolastiche, ad avere una posizione chiara e univoca sia nei confronti della politica scolastica locale, che nazionale. Auspicando che i criteri che valgono per valutare l’una, possano valere anche per l’altra. Coerentemente. Nella consapevolezza che se le scuole dell’infanzia reggiana e le sue istituzioni scolastiche possano suggerire un modello per tante scuole di ogni ordine e grado nel mondo, possano farlo anche in Italia.

Invece, oggi, rilevo un piccolo paradosso: Reggio Emilia e i suoi amministratori legati alle istituzioni scolastiche, considerate sempre al top da Pd nazionale e centrosinistra quando ci sono elezioni in vista, hanno la voce un po’ bassa: come accade spesso quando a Roma ci sono governi di cui fa parte anche il Pd. Recentemente è già accaduto al tempo del governo Renzi: il Pd propone la Buona Scuola; politici e istituzioni culturali reggiane tacciono, – chi tace acconsente, si dice, – nonostante quella sia una chiara riforma anti Reggio Approach o, semplicemente, proponga una politica scolastica diametralmente opposta a quella che lo stesso Pd propone qui a Reggio Emilia. Ebbene, perché alcuni dei nostri eroi riprendano la voce e qualcuno inizi a parlare criticamente della Buona Scuola, dovrà prima cadere il governo Renzi, poi Renzi dovrà andarsene dal Pd. Troppo tardi. Fuori tempo massimo, se si vuole essere credibili.

Di quel mio sentimento di sbigottimento di allora non scrissi sulla Gazzetta, ma su il manifesto, in una lettera aperta a Graziano Delrio, compagno di battaglia nella campagna L’Italia sono anch’io sul diritto alla cittadinanza dei minori, diventato nel frattempo ministro del governo Renzi. E il ministro Delrio non la buttò su battutine, nè mise in campo pompieri a scrivere educate lettere da pompieri, ma rispose su il manifesto, come poteva, alle questioni che ponevo sulla Buona Scuola, cercando di darmi e dare a tutti risposte, anche non facili, condividendo con me alcune inquietudini, parlando di alcune perplessità che lui stesso aveva: e lo fece prima, da ministro, gliene do atto, non dopo l’abbandono di Renzi dal Pd.

Perchè ricordo questo? Perché anche oggi mi rendo perfettamente conto di porre un problema politico, se chiedo a Pd e amministratori delle istituzioni scolastiche reggiane coerenza e serietà tra politica scolastica locale e nazionale. E mi sta benissimo confrontarmi con opinioni contrarie alla mia. Ciò che trovo sconveniente è far finta di non capirsi. L’accordo raggiunto da Bonaccini di 1 + 1,5 = 2,5 miliardi per la ripresa della scuola a settembre è assolutamente insufficiente perché basta a malapena a trovare le aule, ma non i docenti necessari a gestire classi con minor studenti e perciò per metterli veramente in sicurezza come si sta dicendo alle famiglie anche come enti locali. Proprio per la stima che ho verso il sindaco Vecchi, gli amministratori, i pedagogisti, gli stessi docenti delle scuole dell’infanzia di Reggio Emilia di oggi, credo sarebbe importante una loro ferma e chiara presa di posizione su come il governo, di cui anche il Pd fa parte, sta gestendo la riapertura delle scuole a Settembre. Se per te, Nando, il governo sta facendo il meglio possibile, dillo pubblicamente, senza girarci troppo attorno. Può darsi che io, semplice docente, in questo periodo, sia solo un po’ in apprensione. Ma se per caso hai consigli da dare, dalli; più ancora che un tuo diritto, per me, è un tuo dovere; legato al ruolo che ricopri, che non è solo un ruolo locale, ma anche nazionale e internazionale, proprio perché ti occupi di educazione a Reggio Emilia. E lo stesso discorso vale per Vanna Iori e gli altri onorevoli o senatori reggiani, per le amiche Claudia Giudici e Carlina Rinaldi, e per il sindaco o gli ex sindaci di Reggio, e per chiunque si occupi di educazione a Reggio Emilia.

Io non voglio in alcun modo fomentare divisioni nè incomprensioni, nè sto puntando il dito contro qualcosa o qualcuno, ma vi chiedo di stare tutti uniti e di essere coerenti e coraggiosi, proprio perché scuola ed educazione sono un bene di tutti e non possono essere oggetto di contese ma luogo di proposte. Così mi sono permesso di fare anche la mia proposta: come Pd, ma anche come semplici amministratori reggiani della scuola, parlate una stessa lingua sia a livello locale che nazionale. E’ tempo. La situazione post Covid lo richiede.

Qualcuno, in privato, mi chiede come. Ecco due esempi.

Se ai cittadini reggiani si chiede come amministrazione locale di investire 16 milioni all’anno per lo 0-6, come è possibile, come amministratori reggiani, come sindaco, accontentarsi di un governo e di un Pd nazionale che alle scuole danno 2,5 miliardi in emergenza Coronavirus, quando la sola Gelmini, nel 2008, al tempo del governo Berlusconi, tolse alla scuola 8 miliardi e 140mila docenti? Cara Vanna, caro Nando, caro Luca, cara Claudia Giudici, cara Carlina Rinaldi, è come se improvvisamente, per fare un esempio certo avventato e sconcertanete, da ieri a oggi, a Reggio si tagliassero 8 dei 16 milioni di euro destinati ogni anno alle scuole dell’infanzia e nessuno di voi battesse ciglio. No, non posso crederci: voi vi mobilitereste con tutte le vostre forze ed energie, mettereste in campo tutti i vostri docenti di tutte le nostre scuole dell’infanzia, sono sicuro: perché vi conosco, conosco la ricchezza della vostra storia, il vostro valore, lo spessore delle vostre idee. Insomma, sto solo invitandovi ad avere un po’ più di coraggio e di iniziativa: chiedete più soldi per ogni ordine di scuola pubblica italiana, per ogni bambino, come avrebbe fatto Loris, non solo per le scuole dell’infanzia o le paritarie cattoliche che sono trattate oggi come le scuole dell’infanzia comunali.

Secondo esempio: la compresenza. Se noi come reggiani consideriamo, come ci ha suggerito Malaguzzi, la compresenza come valore educativo fondante, cioè il rapporto tra docenti e numero degli studenti come criterio di qualità, se noi cioè difendiamo fino a 5 anni di età un rapporto 1:10, come facciamo a non sostenerlo anche a 6 anni senza rischiare di non essere credibili? Come avete fatto a vedere in questi anni classi pollaio con bambini di 6 anni di 26 o 30 alunni e non aver battuto ciglio? Non aver scritto un solo comunicato diffondendole con tutte le vostre forze e i vostri mezzi? Qui, mi rendo conto, si tocca un punto delicato: una trinità educativa reggiana vista più come scuola/sistema privato o più come istituzione mondiale, universale, come Unicef, verso cui io, – Claudia Giudici, Graziano Delrio, Pierluigi Castagnetti, Carlina Rinaldi e tanti altri sanno, – protendo. E lo dico apertamente, perché non ho nulla da guadagnare e da nascondere.

Parlo a te, Nando, e anche agli altri che cito in questo articolo, come amici e persone di cui ho fiducia, altrimenti non vi avrei scritto: le mie, vedete, non sono vanità o richieste di visibilità, – come alcuni di voi, in privato, continuano a ripetermi facendo finta di scherzare, o scherzando proprio, credo per leggerezza o incompetenza, o solo perché non mi conoscono abbastanza – ma questioni concrete, pedagogiche, politiche, umane, di politica scolastica. Questioni e domande di fronte alle quali non mi aspetto solo battute, pizze promesse da mangiare insieme con più o meno peperoncino, pacche sulle spalle ed emotion, eccetera eccetera. Ma colloqui e risposte e confronti seri, veri, pubblici, documentati, nel merito, e relative prese di responsabilità effettiva, perché i miei amministratori siete voi e ho votato voi. C’è addirittura chi mi ha detto: Dovresti darti alla politica, Giuseppe, per confrontarti con la complessità e non solo con le belle teorie. Rispondo: Grazie, ci penserò. Intanto i miei amministratori siete voi: attendo dichiarazioni e risposte, anche sulla politica scolastica nazionale, da voi. Su quella locale, parlano i fatti (ottimi)e avete già detto, non occorre vi dilunghiate ancora. Spero di essere stato più chiaro. In caso contrario, scusatemi.