Saman, al setaccio anche una porcilaia

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Si allarga ancora il campo delle ricerche del corpo di Saman Abbas, la diciottenne pachistana scomparsa da due mesi e che si ipotizza essere stata uccisa dalla famiglia per aver rifiutato un matrimonio combinato in patria. Questa mattina a Novellara, nella Bassa Reggiana, dove la ragazza viveva, i carabinieri di Guastalla, i militari forestali di Reggio Emilia e le unità cinofile di Bologna stanno ispezionando l’area esterna di una porcilaia dismessa a circa un chilometro dall’abitazione della giovane.

Da giovedì gli inquirenti ultimeranno le operazione di scopertura delle serre dell’azienda agricola dove lavoravano i familiari di Saman, per facilitare le verifiche sui terreni.
Inoltre, grazie a una ditta locale di escavazioni, saranno effettuati carotaggi più intensivi attraverso strumenti specifici in grado di fare buchi con un maggior diametro in un centinaio di punti dove l’elettromagnetometro ha evidenziato anomalie nel terreno in profondità.
Gli investigatori non stanno trascurando nulla, dalla più piccola anomalia fino alle più significative nel terreno in cui si scaverà. In questi punti agiranno anche i cani molecolari specializzati nel ritrovamento di cadaveri.

Sul fronte giudiziario continuano le ricerche degli indagati: i genitori, rifugiati in Pakistan, lo zio – ritenuto l’esecutore materiale del delitto – e il cugino latitanti in Europa. Il quinto indagato, un altro cugino, l’unico arrestato finora, si trova in carcere. Tutti e cinque sono accusati, in concorso, di omicidio premeditato, sequestro di persona e occultamento di cadavere. Indagini allargate anche su due parenti, due zie che avrebbero intimato al fratello minorenne di Saman – che nell’incidente probatorio ha raccontato che ad ammazzare la sorella è stato lo zio – di non dire nulla ai carabinieri.