Reggio vota alla vigilia della Prima guerra

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Nel mese d’aprile 1914 si apre ad Ancona il XIV congresso nazionale del PSI. Gli iscritti sono notevolmente aumentati in tutta Italia. Alla nuova minaccia di guerra si aggiunge la crisi economica e la crescente disoccupazione.

A Reggio nasce il Segretariato della Confederazione provinciale socialista, con lo scopo di riorganizzare i vari circoli, riattivarli e allargare la partecipazione dei soci dopo lo sbandamento provocato dalla guerra di Libia. Il segretario è Manlio Bonaccioli, un giovane che si è già fatto valere nella FGSI e come segretario della Federazione del collegio di Correggio.
Nato a Mercato Saraceno (Forlì) nel 1887, collaboratore de La Giustizia, giornalista Bonaccioli, giunge a Reggio come insegnante di scuola elementare (come a suo tempo avevano fatto Mussolini e Bombacci), rappresenta la grande speranza di rinnovamento del gruppo dirigente socialista.
Ad Ancona sono presenti 92 sezioni reggiane in rappresentanza di 3071 iscritti, destinati ad aumentare nei mesi successivi. Il rinnovato interesse alla vita politica vede anche la nascita a Reggio di una Scuola Socialista frequentata da oltre 120 giovani operai.

Al congresso provinciale del 22 marzo, convocato in preparazione di quello nazionale, l’o.d.g. Zibordi che afferma l’autonomia della tattica ottiene il voto di 60 Sezioni, contro le 15 dell’o.d.g. Nico Gasparini che contrapponendosi alla tattica autonoma di Zibordi propone che le liste alle elezioni siano “schiettamente socialiste”, senza candidati provenienti da diverse organizzazioni economiche. Qualche eccezione potrebbe, a suo parere, essere fatta solo per elementi provenienti da organizzazioni di mestiere che perseguono la lotta di classe.
Zibordi invece pensa all’opportunità di coinvolgere quando possibile i rappresentanti democratici, repubblicani, bissolatiani, radicali.

Giovanni Zibordi con Camillo Prampolini

L’apertura ai soggetti politici contrari alla guerra permetterebbe, forse, ad avviso di Zibordi d’impedire o rendere ancora più difficile la dichiarazione di guerra.
Ad Ancona stravincono i rivoluzionari con 22.591 voti alla mozione Ratti, mentre la maggioranza dei voti reggiani si concentra sull’o.d.g. del riformista Mazzoni, che raccoglie poco più di 8.000 consensi.

Alle elezioni amministrative di Reggio nel luglio 1914 i socialisti aumentano la loro presenza in consiglio provinciale passando da 24 a 30 consiglieri su 40 e conquistano anche diversi comuni.
Con la guerra ormai alle porte poco valgono gli imponenti comizi di Prampolini, Bonaccioli, Zibordi, Borciani e Samoggia. Chi è chiamato alle armi deve combattere, chi resta, soprattutto le donne, devono resistere.

Ad Ancona, come in quello di Reggio del 1912, viene sancita la vittoria dell’ala massimalista e la secca sconfitta dei riformisti, presenti soprattutto nel gruppo parlamentare e nella C.G.I.L.
Il congresso di Ancona viene improntato all’esaltazione dell’intransigenza rivoluzionaria e al dileggio dei riformisti. Vengono così bocciate le ipotesi di alleanze con le altre forze popolari in occasione delle elezioni amministrative del giugno 1914.

Significativo è l’o.d.g. “Sul problema degli armamenti” presentato da Claudio Treves e approvato all’unanimità, che in pratica invita tutto il partito a mobilitarsi per impedire che l’Italia entri in guerra. L’o.d.g. viene dunque votato anche da chi, come Mussolini, dopo qualche mese si proclamerà interventista.

Il XIV congresso viene inoltre ricordato per aver sancito l’assoluta incompatibilità tra l’adesione alla massoneria e l’appartenenza al PSI. La proposta sottoposta al voto congressuale porta la firma di due personaggi tra loro diversissimi e politicamente schierati su versarti opposti, il massimalista rivoluzionario Mussolini e il riformista Zibordi.
Il clima politico ad Ancona è in continuo fermento, tanto da essere considerata la città più rivoluzionaria d’Italia.

Proprio in quei giorni, infatti, sono presenti in città, oltre a Mussolini, l’anarchico Errico Malatesta e il repubblicano e direttore del giornale anconetano Lucifero, Pietro Nenni.
Seguiranno la “settimana rossa”, la prima guerra mondiale, la scissione di Livorno con la nascita del Partito comunista e infine l’affermarsi del fascismo.

Perdenti ad Ancona, i riformisti continueranno a battersi nel partito, nei comuni, in parlamento, nel sindacato, nelle cooperative e in tutte le associazioni di massa per l’affermazione del socialismo, nel disperato tentativo di far evitare al Paese più gravi sciagure.




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