“Lunedì scorso (il 22 settembre, ndr) mi sono sbagliato: avevo detto che si era consumata la pagina più buia del nostro consiglio comunale dal dopoguerra ad oggi. In realtà, la seduta del consiglio del 29 settembre ha battuto il triste primato“.
Inizia così il commento del consigliere comunale della lista civica Per Reggio Emilia Giovanni Tarquini, che ha ripercorso dal suo punto di vista la giornata in Sala del Tricolore: “Il sindaco ha scelto di non presentarsi in consiglio comunale dove ben sapeva che sarebbe stata proposta la discussione sui delicati rapporti istituzionali tra lui e il prefetto, tanto più a seguito del suo diniego all’invito di rimuovere la bandiera della Palestina esposta all’esterno dell’edificio comunale, in quanto lesiva delle disposizioni di legge e del principio di neutralità delle istituzioni pubbliche”.
L’assenza del sindaco, “nella sostanza ingiustificata, almeno fino a che il presidente del consiglio non ha cercato di motivarla del tutto pretestuosamente”, per Tarquini e l’altro consigliere della lista civica Carmine Migale “è risultata offensiva per i consiglieri e per lo stesso ruolo di primo cittadino, ricoperto senza alcun senso di responsabilità, ed è stata compensata dall’intervento dei suoi paladini del campo largo, che si sono coalizzati contro l’iniziativa dell’opposizione, abusando ancora una volta di una norma assurda del regolamento, che di fatto attribuisce alla maggioranza il potere di decidere cosa ammettere e cosa non ammettere in via d’urgenza all’ordine del giorno. Con buona pace del diritto paritetico di accesso alla discussione, che per un principio di buon funzionamento dell’organo di indirizzo politico non può in alcun modo essere violato. Pena la pericolosa perdita di democrazia”.
Secondo Tarquini e Migale “il sindaco attualmente in carica prosegue ormai da tempo in un percorso di indifferenza verso le regole, soggettivizzando ogni scelta sulla base di convinzioni personali e non certo in funzione del bene comune. Lo ha dimostrato in più occasioni, basti pensare a cosa ha combinato con il Polo della Moda o con Inalca. Al prefetto abbiamo così rivolto una richiesta di aiuto e di intervento, posto che la democrazia è un insieme di pesi e contrappesi, di azioni e di controlli, e nessuno può agire nella presunzione di non dover rispondere a nessuno del proprio operato”.
“Questo, tuttavia, è ciò che incarna il nostro sindaco, mandando, più o meno inconsapevolmente, ogni giorno di più alla rovina la nostra città. Per il bene delle nostre istituzioni e per restituire ai cittadini fiducia e speranza nel futuro, non molleremo questa battaglia, non arretreremo di un solo centimetro e, se occorre, ci rivolgeremo anche a organi di livello superiore, regionale e nazionale, affinché qui a Reggio si ricominci a discutere e a lavorare per affrontare i tanti problemi esistenti, nell’esclusivo interesse della collettività. E chi non ha questo obiettivo, o chi non può dire di averlo perché deve rinunciare a pensare con la sua testa per continuare ad appoggiare un sistema malato e patologico, rifletta, si metta una mano sul cuore, e si faccia da parte”.
Reggio. No a odg su bandiera Palestina, opposizioni lasciano l’aula e vanno dal prefetto







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