Reggio. Profughi irregolari per la sicurezza ai concerti, 4 arresti

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Dalle coste libiche alla security. Con falsi decreti prefettizi utilizzavano “in nero” anche profughi richiedenti asilo, nomadi e pregiudicati per gestire la sicurezza dei “grandi eventi” tra cui i concerti dei Rolling Stones, Depeche Mode e di Vasco Rossi. Sfruttando i richiedenti asilo, sottopagati e impreparati in quanto dotati di falso decreto prefettizio, hanno messo a rischio l’incolumità di centinaia di migliaia di persone. I carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Reggio Emilia, sotto il coordinamento del pubblico ministero Valentina Salvi, dalle prime ore di questa mattina sono impegnati tra l’Emilia e la Lombardia nell’esecuzione di varie perquisizioni domiciliari e di 4 ordinanze cautelari nei confronti di altrettanti indagati chiamati di rispondere, a vario titolo, dei reati di intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, false attestazione a pubblico ufficiale e falso materiale in autorizzazioni amministrative.

Le indagini e l’operazione dei carabinieri. Alle prime ore di questa mattina i militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Reggio Emilia, assieme al Nucleo Carabinieri Ispettorato Lavoro, hanno condotto l’operazione “Security Danger” culminata con l’esecuzione di 4 ordinanze cautelari emesse dal Tribunale di Reggio Emilia su richiesta della Procura della Repubblica reggiana – sostituto Valentina Salvi titolare dell’indagine –, in ordine ai reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e false attestazione a pubblico ufficiale.

I provvedimenti cautelari, contestualmente ai quali sono tuttora in corso perquisizioni domiciliari e societarie, sono stati emessi nei confronti di un 38enne modenese e un 63enne abitante a Bologna, titolari di 2 importanti società di sicurezza operanti sul territorio nazionale, a cui è stato interdetto l’esercizio di attività imprenditoriali, nonché di due pregiudicati campani con base nel reggiano, L.D. 30enne e la madre C.F. 50enne finiti in carcere.

Nel corso delle indagini i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Reggio Emilia hanno proceduto al monitoraggio di numerosi grandi eventi tenutisi in diverse province del nord Italia nell’anno 2017, tra i quali il concerto dei Guns’N Roses di Imola del 10 giugno 2017, dei Depeche Mode di Milano del 28 giugno 2017, di Vasco Rossi di Modena dell’1 luglio 2017, di David Guetta di Padova del 28 luglio 2017, del DJ Salmo del 09 settembre 2017 e dei Rolling Stones di Lucca del 23 settembre 2017.

I carabinieri reggiani hanno accertato che i due arrestati, attraverso una ditta falsamente operante nel settore di “portierato”, con la complicità di almeno due società di sicurezza – formalmente titolari dei contratti di appalto o subappalto stipulati con gli organizzatori degli eventi -, hanno reclutato un centinaio di persone, tra le quali profughi richiedenti asilo, sbarcati in Italia dalla Libia da pochi mesi dopo essere stati salvati in mare, nonché nomadi e pregiudicati, privi di alcun titolo di autorizzazione, dotandoli a poche ore dai singoli eventi di tesserini di riconoscimento riportanti iscrizioni prefettizie della Prefettura di Napoli falsamente attestanti la pubblica certificazione di addetti alla sicurezza, su cui, solo al momento dell’inizio dell’evento musicale, incollavano le fototessere degli interessati.

Tramite tale dotazione gli “addetti alla sicurezza”, senza essere sottoposti ad alcuna forma di controllo, venivano fatti accedere nell’area dei concerti, alcuni anche fin sotto il palco per svolgere il filtraggio del pubblico, il controllo degli effetti personali (borse, marsupi, zaini etc..) e dei biglietti, la vigilanza degli ingressi nonché di quelli riservati all’accesso delle Forze di Polizia e dei mezzi di soccorso.

Il tutto, evidentemente, secondo un meccanismo collaudato e reiterato che di fatto ha esposto decine di migliaia di persone a un grave rischio in termini di sicurezza.

Le attività investigative, durate diversi mesi, sono state avviate a seguito di una perquisizione domiciliare eseguita nel corso di altra indagine presso l’abitazione dei due congiunti arrestati che ha portato al rinvenimento di numerosi tesserini di riconoscimento plastificati che riportavano le generalità di cittadini stranieri poi identificati in profughi richiedenti asilo attualmente ospitati presso un noto centro di accoglienza reggiano, con attestazione rilasciata dal Prefetto di Napoli.

I tesserini, come tutti quelli poi rintracciati dai Carabinieri, sono risultati completamente falsi.

Nel dettaglio è stato accettato che in tutti gli eventi musicali, e in particolare nel noto concerto di Vasco Rossi tenutosi al Modena Park di Modena, a cui parteciparono ben 220 mila persone, furono utilizzati numerosi soggetti privi di alcuna certificazione. I Carabinieri hanno accertato che l’utilizzo di tali soggetti, quasi tutti provenienti dal Senegal e sbarcati in Italia come richiedenti asilo, è dunque “sfuggito” sia ai controlli preliminari rispetto agli eventi (ossia le comunicazioni effettuate dalle due compiacenti società che comunicarono alle competenti Questure e Prefetture i falsi codici prefettizi dei relativi addetti) sia, evidentemente, anche in occasione dello svolgimento del singolo evento musicale.

Questa una delle dichiarazioni maggiormente significative raccolte durante le indagini da parte di uno dei tanti richiedenti asilo reclutati ed utilizzati dagli indagati: << Sono giunto in Italia clandestinamente nel giugno 2016 dopo essere stato salvato in mare da una nave ONG durante il mio trasporto, su uno dei tanti barconi, proveniente dalla Libia….. Una volta a Modena da quando abbiamo cominciato il lavoro a quando lo abbiamo terminato nessuno, né di alcuna società né delle forze dell’ordine mi ha mai chiesto alcun documento ovvero effettuato alcun controllo sul mio cartellino né tanto meno sono stato oggetto di filtraggio con metal detector o di altro tipo, nemmeno visivo o sul contenuto delle mie tasche o degli effetti che portavo con me. Io mi ritengo una brava persona ma di fatto trovai strana l’assenza di controllo poiché se io fossi stato un terrorista avrei potuto fare qualsiasi cosa>>..

Tutti gli “addetti alla sicurezza” stranieri, incapaci di parlare e comprendere la lingua italiana, dopo essere stati “adescati” tramite annunci online pubblicati dagli indagati, si recavano di volta in volta presso l’abitazione dei due congiunti ove portavano una propria fototessera che la sera del concerto gli indagati incollavano sui tesserini frattanto predisposti dalle due compiacenti società.

Le persone così reclutate, tramite dei furgoncini, venivano quindi accompagnate sui luoghi dei singoli concerti e “affidati” a ignari referenti delle citate società per il relativo impiego. La dotazione del semplice tesserino bastava quindi per consentire agli interessati di accedere all’area del concerto per poi essere collocati nel punto prescelto per la relativa attività “di sicurezza”. Consapevoli delle disagiate situazioni economiche dei profughi, a questi ultimi venivano inoltre imposti turni di lavoro massacranti anche di 15 ore giornaliere, privi di pause e/o cambi di alcun tipo, senza poter assentarsi per il pranzo o per la cena. In molte situazioni neanche la paga concordata di soli 6 euro all’ora gli veniva corrisposta costringendoli così ad accettare un ulteriore lavoro per un secondo concerto nella speranza di vedersi versare anche la modesta somma concordata e già maturata.

Le indagini hanno quindi rivelato il sistematico reclutamento e successivo impiego di soggetti in precarie situazioni economiche, lavorative e sociali, pronti ad accettare per pochi euro, tra l’altro spesso nemmeno percepiti, di svolgere anche sino a 15 ore in piedi, per quanto attiene i profughi richiedenti asilo in un contesto linguistico a loro completamente sconosciuto, senza alcuna pausa, senza usufruire di un pasto ed esposti, in quanto privi di alcuna preparazione e formazione specifica (stante la falsità dell’iscrizione prefettizia) ai concreti pericoli in tema di ordine pubblico.

I medesimi soggetti inoltre, privi di alcuna formazione e preparazione e sempre attraverso le false decretazioni apparentemente emesse dalla Prefettura di Napoli, venivano utilizzati dal L.D. e dalla madre C.F. anche quali cosiddetti buttafuori in numerose discoteche del nord Italia. Ciò con tutti i potenziali rischi conseguenti, come purtroppo i recentissimi fatti di cronaca.

L’attività condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Reggio Emilia sotto il costante coordinamento della Procura della Repubblica reggiana evidenzia come l’ordine e la sicurezza pubblica nei grandi eventi, pur regolamentata da un proprio quadro normativo di riferimento, tra l’altro di recente rafforzato dopo i tragici eventi di Torino di cui si è detto, rappresentino, nonostante tutto, un contesto ancora permeabile al concreto rischio di infiltrazioni criminose di ogni genere ivi comprese, seppur fortunatamente non avvenuto nei fatti sopra esposti, quelle di tipo eversivo – terroristico.

Il vicesindaco di Reggio Emilia Matteo Sassi. Lo smantellamento dell’organizzazione che ingaggiava e sfruttava persone, comprese tra queste richiedenti asilo, facendole lavorare come addetti alla sicurezza in eventi e spettacoli di grande richiamo, ci spinge a due considerazioni.
La prima è constatare l’efficacia dell’indagine condotta da procura della Repubblica e Carabinieri, a cui va il nostro plauso.

La seconda è il valore di ‘monito’, che l’emersione di questa vicenda fa risaltare in tutta la sua importanza e drammaticità, in particolare rispetto al destino delle persone titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari, dopo la progressiva attuazione del decreto 113 del 2018, il ‘decreto Salvini’.
Vicende di questo tipo – generate dalla rete infernale dello sfruttamento di lavoratori in nero, assai radicata nei settori dell’agricoltura, dei servizi a basso valore aggiunto, del commercio, dei trasporti – non sono nuove e la solerzia delle attività preventive e repressive non di rado ne ha avuto ragione.

Il punto però oggi è un altro. E’ evenienza molto concreta e quanto mai allarmate che l’applicazione progressiva delle nuove misure sull’immigrazione contenute nel decreto 113 acuisca notevolmente situazioni di irregolarità, quindi di ulteriore fragilità e di aumento della quantità di ingaggi lavorativi fuori legge soprattutto verso persone private di status giuridico, trasformando queste situazioni da fatti isolati a ricorrenti e producendo paradossalmente illegalità e insicurezza.

Per di più, apprendiamo stamani che lo sfruttamento del lavoro nero può avvenire in ambiti economici nuovi come quello della cultura e dello spettacolo, che si aggiunge a quelli più tradizionali, con il coinvolgimento di personale occasionale, non preparato ad attività delicate, come il contribuire alla sicurezza di un evento pubblico di grande richiamo, a totale discapito non solo dei lavoratori stessi, ma dell’intera comunità.
La ‘gemmazione’ di questi casi avverrà perché, per legge, ovvero con la cancellazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, viene impedita di fatto ai cosiddetti rifugiati la possibilità di un lavoro regolare. Tutto questo rischia dunque di essere il portato ricorrente e amplificato del decreto Salvini.
Siamo certi che tale aspetto, così evidente e di così forte impatto sociale, non sia sfuggito al governo che ha presentato il decreto al Parlamento, per la sua, poi avvenuta, conversione in legge. E per questo auspichiamo una correzione di tiro.

Respingiamo intanto sin da ora certa propaganda, che associa la parola migrazione a quelle di illegalità e insicurezza, ricordando i fatti veri, cioè che le organizzazioni a cui afferiscono i lavoratori in nero (migranti e non migranti) sono solitamente controllate da italiani e dispongono di ingenti quantità di denaro; i richiedenti asilo vengono ridotti in condizioni di ulteriore fragilità, anche economica, per arricchire chi li sfrutta; il confine tra economia legale e illegale è labile e non di rado il piano dell’economia legale è congiunto a quello dell’economia illegale.
La vera soluzione è la legalità, la vera legalità, data da un lavoro regolare, che inserisce il lavoratore in un’economia emersa e trasparente; che dà a chiunque, compreso il cittadino richiedente asilo, una piena dignità; e che costituisce un’iniezione di sicurezza autentica. In un vero stato democratico e di diritto, la sicurezza non è uno slogan e non la si raggiunge con la sola e necessaria repressione, ma con la costruzione e il mantenimento di presupposti di legalità diffusi nel tessuto della società e dell’economia.

Migranti sfruttati. Delrio: grati a carabinieri e procura. “L’azione di Carabinieri e Procura di Reggio ha consentito di sgominare la banda che sfruttava profughi richiedenti asilo impegnandoli in attività di security per concerti mettendo a rischio anche l’incolumità dei partecipanti alle manifestazioni. Un sentito ringraziamento a investigatori e magistrati per questa operazione che pone fine ad una situazione di abuso ai danni di persone in difficoltà e di rischio per quanti hanno preso parte a questi eventi”.

Lo ha dichiarato il capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio.

Il deputato di Forza Italia Benedetta Fiorini. “Lo abbiamo sempre detto che per alcuni approfittatori senza scrupoli l’immigrazione è un grande business economico ed oggi ne abbiamo avuto una ulteriore conferma. Quanto scoperto dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Emilia nell’operazione ‘Security Danger’ ha dell’incredibile: profughi, richiedenti asilo appena sbarcati dalle coste libiche, ma anche nomadi e pregiudicati, utilizzati per gestire la ‘sicurezza’ di concerti tra cui quelli dei Rolling Stones, Depeche Mode e di Vasco Rossi”.
Lo afferma la deputata emiliana Benedetta Fiorini, vicecommissario di Forza Italia in Emilia Romagna
“Eventi pubblici che attraggono migliaia di spettatori, come i concerti, – aggiunge Fiorini – sono particolarmente delicati, non solo per la grande affluenza di pubblico che in sè comporta sempre una grande attenzione (al concerto di Vasco Rossi tenutosi al Modena Park il primo luglio del 2017 parteciparono 220 mila persone), ma perchè potrebbero essere bersaglio di attacchi terroristici. Eppure c’è chi non ha esitato a mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini ed ha sfruttato a proprio vantaggio economico la situazione, utilizzando gli immigrati come ‘addetti alla sicurezza’ pur non avendone ovviamente alcun requisito, con il compito di filtrare l’accesso del pubblico, controllare gli effetti personali, i biglietti, e finanche vigilare gli ingressi riservati all’accesso delle Forze di Polizia e dei mezzi di soccorso. Porre fine all’immigrazione irregolare – conclude Fiorini – permetterebbe anche di sottrarre chi arriva nel nostro Paese dalle mani della malavita organizzata”.

Il vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni. Migranti sfruttati: 4 persone attraverso falsi decreti prefettizi impiegavano gli immigrati e li sfruttavano per gestire la sicurezza in grandi eventi. Un ringraziamento ai Carabinieri e alla Procura di Reggio Emilia per aver fermato questo vergognoso business.