Il Comitato provinciale del No al taglio dei parlamentari rifiuta la proposta del governo, abusivamente contenuta nella legge di conversione del decreto del 20 aprile 2020, a seguito di un emendamento presentato dall’on. pentastellata Anna Bilotti, relativa alla fissazione congiunta del referendum sul taglio dei parlamentari e delle elezioni suppletive di Camera e Senato, dei Comuni in scadenza e delle stesse regioni. Una sorta di indigeribile minestrone chiamato Election day, nel quale il tema referendario verrebbe letteralmente seppellito e con esso le ragioni dell’espressione di voto, da una baraonda di propaganda di candidati a tre diversi livelli istituzionali.
Teniamo poi presente che, secondo la legislazione vigente, il termine per lo svolgimento del referendum scade il 22 novembre del 2020. E dunque si potrebbe fissare con calma tra le tre domeniche che vanno dall’8 al 22 novembre la data di convocazione elettorale del referendum, permettendo una campagna elettorale di merito sulla legge approvata dal Parlamento italiano. I promotori del comitato del No chiedono che il presidente della Repubblica incontri i rappresentanti del suddetto comitato come da quest’ultimo più volte richiesto prima di emanare il decreto di indizione del referendum e pretendono sia loro riconosciuto tutto il tempo previsto dalle legge e dalla stessa Costituzione, nonché l’accesso a tutti gli strumenti d’informazione, per manifestare con compiutezza le ragioni del no a una legge che tagliando senza senno il numero dei rappresentanti del popolo, taglia in verità anche la soglia, già molto ridotta, di democrazia per i cittadini.
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Sarebbe interessante sapere quanti diritti edificatori ancora non soddisfatti ci portiamo dalle passate giunte.
Come precisato dall'assessore Pasini la responsabilità è della precedente Giunta (di "centrodestra"?)
Abbiamo la commissione europea che ci meritiamo con la ciliegina della presidente riconfermata con il minimo dei voti dalla nascita dell'unione e con tutt'altra maggioranza […]