Reggio. I cappuccini ricordano padre Daniele da Torricella

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Settantasei anni or sono, il 10 dicembre 1945, moriva il cappuccino padre Daniele Coppini da Torricella, vero apostolo degli ammalati e dei poveri.

Il religioso, dichiarato dalla Santa Sede, venerabile sarà ricordato nella sua chiesa cittadina dei padri Cappuccini – in via Ferrari Bonini – nel corso della solenne concelebrazione eucaristica presieduta domenica 12 dicembre alle ore 18.00 da don Alessandro Ravazzini, vicario episcopale per la vita consacrata e rettore del Seminario. Sempre domenica 12 dicembre ricorre il 66° della traslazione della salma del cappuccino nella chiesa cittadina.

Padre Daniele – al secolo Dario- era nato nel parmense a Torricella di Sissa, il 1 settembre 1867; a trent’anni entrava nell’ordine dei Cappuccini e nel 1903 veniva ordinato sacerdote. Svolse il suo ministero come cappellano dell’ospedale di Piacenza, poi in quello di Modena e infine assai a lungo al Santa Maria di Reggio Emilia, nella vecchia sede di via dell’Ospedale.

Il cappuccino si spense il 10 dicembre 1945. Il 12 dicembre 1955 la sua salma fu traslata nella chiesa dei Cappuccini, dove era stato preparato un sarcofago in travertino dalla linee austere, opera dell’architetto Osvaldo Piacentini. La tomba è collocata nella prima cappella di sinistra, legata idealmente al luogo dove era il confessionale del cappuccino. Sul sarcofago è posto il busto del religioso, realizzato dallo scultore Tonino Grassi, a cui si devono anche cinque efficaci formelle in terracotta che ripercorrono le peculiarità della vita e dell’attività del religioso. Sempre nel 1955 fa si apriva il processo di beatificazione e padre Daniele è stato riconosciuto “venerabile”.

“Padre Daniele da Torricella fu l’apostolo dei poveri, degli ammalati, del confessionale; un frate cappuccino in perfetta linea con la grande tradizione francescana”, ricorda padre Lorenzo Volpe, superiore del convento reggiano.

Il cappuccino trascorse a Reggio la maggior parte della sua vita di religioso e di sacerdote, “lasciando in tutti la memoria della sua intensa carità spirituale e materiale, della quale va ricordata l’assistenza agli ammalati, soprattutto quelli più abbandonati, sia nell’ospedale, sia nelle case private; ha passato poi lunghe ore nel ministero della confessione e della direzione spirituale”, scriveva il prof. Mariano Bigi, già ministro dell’OFS e acuto studioso del francescanesimo. Lo stesso Bigi sottolineava che “l’eredità spirituale e la missione di carità di padre Daniele, che ha anticipato cronologicamente altre figura come don Dino Torreggiani e don Mario Prandi, continuano nelle Missionarie Francescane del Verbo Incarnato, di cui, con la concittadina madre Giovanna Ferrari, fu ispiratore e cofondatore”.

Nella foto: padre Daniele in un ritratto eseguito dal pittore padre Angelico Bertini