Reggio. A Palazzo da Mosto la mostra “Orizzonti del corpo”, incontro tra danza, arti visive e tecnologia

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Il 12 novembre a Palazzo da Mosto di Reggio è stata inaugurata la mostra “Orizzonti del corpo. Arte / Danza / Realtà Virtuale”, un progetto inedito – nato dalla collaborazione tra la Fondazione Palazzo Magnani e la Fondazione nazionale della danza/Aterballetto – che unisce arti visive, performative e tecnologia in un continuo scambio.

L’arte, con le opere di tredici artisti contemporanei invitati negli spazi di Palazzo da Mosto; la danza, con le “MicroDanze” (messe in scena dal vivo solo nelle giornate di apertura – dal 12 al 14 novembre, alle 15, alle 16.30 e alle 18 – e di chiusura – dal 14 al 16 gennaio) ideate da cinque coreografi internazionali, in un dialogo con le opere che fa da moltiplicatore di emozioni; e infine la tecnologia, con strumenti virtuali e immersivi che consentono ai visitatori – grazie ai visori Oculus – di proiettarsi nelle performance danzate per tutta la durata della mostra, anche in assenza dei performer stessi, incontrando comunque sia la fisicità dei danzatori che la materia dell’arte, anche se in un modo del tutto inedito, innescando così una nuova relazione con lo spazio circostante.

Il percorso espositivo, a cura di Marina Dacci, si sviluppa in otto sale mettendo in connessione installazioni danzate con una trentina di opere d’arte contemporanea di tredici artisti (italiani o che vivono da tempo in Italia) contemporanei invitati: Leonardo Anker Vandal, Bianco-Valente, Fabrizio Cotognini, Antonio Fiorentino, Silvia Giambrone, Gianluca Malgeri, Matteo Montani, Mustafa Sabbagh, Vincenzo Schillaci, Namsal Siedlecki, Sissi e Giovanni Termini.


Le loro opere, per vocazione e assonanza, sono affiancate da sei “MicroDanze”, nate da un’idea del direttore generale della Fondazione nazionale della danza/Aterballetto Gigi Cristoforetti: “Shelter” di Saul Daniele Ardillo, “Kepler” di Diego Tortelli, “Afterimage” di Philippe Kratz, “Platform02” di Ina Lesnakowski, “Near Life Experience” di Angelin Preljocaj e “Meridiana” di Diego Tortelli (solo in realtà virtuale). Si tratta di performance di pochi minuti, per uno, due o tre interpreti, destinate a spazi ristretti e a una fruizione espositiva.

Le “MicroDanze” ospitate a Palazzo da Mosto sono parte di un corpus di dodici performance brevi coprodotte dalla Fondazione Palazzo Magnani e dalla Fondazione nazionale della danza/Aterballetto, affidate a coreografi nazionali e internazionali, sia giovani che affermati, il cui debutto europeo è avvenuto ad Atene il 9 e il 10 ottobre scorsi nell’ambito del progetto europeo “An ideal city”, in partnership con Les Halles de Schaerbeek di Bruxelles e la Greek National Opera di Atene, co-finanziato dal programma “Creative Europe” dell’Unione Europea.


“Non è inusuale l’abbinamento tra danza e arte”, ha sottolineato la curatrice della parte espositiva Marina Dacci: “Ma in questo progetto si innestano ulteriori nuovi elementi in cui la fisicità dei danzatori e la materia dell’arte si affiancano a una tecnologia virtuale immersiva che consente di affrontare, con strumenti differenti, la prossemica tra danzatore e spettatore. Questo progetto è pensato, fin dall’inizio, come scambio paritetico. L’arte, in questo contesto, non è proposta come “decorazione scenografica” della danza, bensì come elemento arricchente, moltiplicatore di evocazioni e suggestioni che si snoda in un coerente percorso parallelo. Queste reciprocità, fatte di incroci e sovrapposizioni, di molteplici stimoli visivi e sonori, generano risonanze che incoraggiano il visitatore a vivere un’esperienza potente”.

“MicroDanze è un ambizioso progetto di performance danzate”, ha aggiunto Cristoforetti: “Inizialmente pensato per una fruizione espositiva, si è poi evoluto fino all’attuale triplice formato, che guarda tanto all’arte pubblica quanto all’innovazione tecnologica. Alcune MicroDanze saranno perciò ambientate in seguito anche in spazi urbani, e altre sono trasferite in realtà virtuale a 360°. L’obiettivo è quello di aprirsi a spazi pubblici, modelli di fruizione e processi creativi completamente nuovi e diversi uno dall’altro. Coreografie non frontali e non rigide, ma permeabili al contesto spaziale, capaci di dialogare con universi disciplinari differenti per promuovere l’intimità tra danzatore e spettatore. Sollecitando un’esperienza emotiva ed estetica tanto varia quanto originale. Stili e mondi espressivi si confrontano e si mescolano in un unico progetto, rivolgendosi sia al pubblico dell’arte che a quello dello spettacolo dal vivo”.

Il progetto è stato possibile grazie al contributo della Fondazione Manodori, che ha messo a disposizione lo splendido palazzo situato nel centro di Reggio. Per il suo presidente Romano Sassatelli la fondazione “ha voluto mettere Palazzo da Mosto a disposizione della comunità come centro per la cultura e l’educazione. Un collettore di idee e di proposte in cui confluiscono progetti ricchi di contaminazioni. Stiamo uscendo da un periodo complicato e mai come ora c’è bisogno di bellezza e di cultura per ripartire e intravedere nuovi orizzonti. Ci auguriamo che le iniziative che stanno nascendo contribuiscano a dare nuova linfa al nostro tessuto sociale”.


“Orizzonti del corpo è un progetto molto importante – ha concluso l’assessora alla cultura del Comune di Reggio Annalisa Rabitti –che unisce due grandi realtà della nostra città, la Fondazione nazionale della danza/Aterballetto e la Fondazione Palazzo Magnani, in una collaborazione che consolida l’attitudine alla progettazione transdisciplinare, a conferma della cultura come luogo delle contaminazioni. Credo sia particolarmente interessante il voler mettere al centro il corpo, in quanto gesto e in quanto punto di partenza per sollecitazioni che scaturiscono dal dialogo con opere d’arte contemporanee”.

“Sono molto felice di questo progetto – ha aggiunto Rabitti – anche perché ci dà la possibilità di iniziare a diffondere le “MicroDanze”, un’innovativa co-produzione che ha anticipato la riflessione su tanti temi che poi la pandemia ha amplificato, soprattutto sulle relazioni tra corpo, spazio e individualità. Si tratta di un modo performativo di contaminare e avvicinare la compagnia al pubblico e alla nostra città attraverso il dialogo con l’arte contemporanea, una sorta di motore quotidiano per stimolare il pensiero critico e per consolidare ulteriormente la presenza di Aterballetto a Reggio”.